Opg, Regioni in ordine sparso.

Solo la Toscana ha centrato l’obiettivo di far uscire il 68% dei “dimettibili”
"Svuotare" gli OPG senza risorse è una chimera.

di Rivellini Gianfranco*

Sole 24 Ore Sanita' di martedì 22 novembre 2011, pagina 16

Il 27 settembre il Senato della Repubblica ha approvato la risoluzione n. 6, relativa agli ospedali psichiatrici giudiziari. Rappresenta il documento politico, sulla scorta dei risultati del lavoro svolto dalla cosiddetta "commissione Marino". Precede di qualche settimana l'accordo della Conferenza unificata, dal titolo «Integrazione agli indirizzi di carattere prioritario di cui all'allegato C del Dpcm 1 aprile 2008». Negli stessi giorni è stata stipulata l'intesa ministero Salute-ministero Giustizia, per la dimissione, entro marzo 2012, di 221 internati, ritenuti non più socialmente pericolosi. Si tratta di nomi e cognomi. Sono stati forniti nel mese di Così nelle diverse Regioni Fonte: Relazione sui dati forniti da Regioni e Pa, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell'accordo in Conferenza unificata, del 26 novembre 2009 ottobre, anche grazie al pressing informale del gruppo di lavoro del senatore Marino. Sono le direzioni sanitarie dei sei Opg italiani ad avere fornito i nomi.

Lodevole l'intento, come lodevole fu la decisione della Conferenza unificata del 26 novembre 2009, quando fu prevista la dimissione di circa 300 soggetti al 31 dicembre 2010. Le Regioni in larga parte hanno lavorato. II risultato è stato solo parzialmente raggiunto. Lo certifica il documento «Relazione sui dati forniti da Regioni e Province autonome, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell'accordo in Conferenza Unificata, del 26 novembre 2009» del settembre 2011. Questo report ha monitorato l'intervento interistituzionale, gennaio 2010-maggio 2011, su 543 «soggetti dimettibili». Risultato: sono stati dimessi 217 soggetti, pari al 39,9% (tabella n. 1).

 


regioni N.totale soggetti valutati (intero periodo) N.soggetti dimessi

dimessi

% sul totale soggetti valutati

N.ricoverati al 26 luglio 2011
Lombardia 48 45 93,75 224
Veneto 77 10 12,99 57
Friuli V.G. 16 6 37,5 7
Liguria 43 10 23,26 39
Emilia R. 20 18 90 62
Toscana 57 39 68,42 50
Umbria 15 7 46,67 7
Marche 25 7 28 12
Abruzzo 49 14 28,57 27
Campania 162 65 40,12 181
Calabria 56 3 5,36 40
TOTALE 543 217 39,96  

 

Fonte: Relazione sui dati forniti da Regioni e Pa, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell’accordo in Conferenza unificata, del 26 novembre 2009

 

 

Alcune Regioni, tra cui la Lombardia e l'Emilia Romagna, hanno dimesso oltre il 90% dei "dimettibili". Ha fatto bene la Toscana con il 68%. Tutte le altre Regioni sono al di sotto del 50%.

Non è dato capire, a questo punto, cosa non ha funzionato. L'analisi è necessaria, altrimenti i 221 soggetti "dimettibili", richiesti dai ministri Palma e Fazio si ridurranno a meno della metà. A parere dello scrivente, che contribuisce da anni al dibattito sul superamento degli Opg, sono mancati sia il coordinamento di bacino, con la regia delle Regioni canofila, sia gli investimenti di natura economica e di natura tecnico-scientifica. In particolare sono mancate le risorse statali e regionali, da investire in percorsi territoriali, esclusivamente dedicati alla cura e riabilitazione di malati mentali che hanno commesso reati.

Qualcosa si è mosso.

La Regione Lombardia, tramite l'azienda ospedaliera di Mantova, ha inaugurato, alla presenza del presidente Fonnigoni, una struttura dedicata (38 posti letto) per le licenze finali esperimento e la libertà vigilata.

La Campania (Dsm Salerno) ha avviato le procedure pubbliche per una comunità dedicata alle donne in esecuzione penale esterna.

La Regione Emilia Romagna ha seguito la strada dell'integrato-ne pubblico-privato per la struttura di Sadurano in Romagna.

La Toscana, oltre alla pionieristica struttura "Le Querce", sembra avviata a replicare l'esperienza in altre Asl del suo territorio.

Va ricordato il Veneto, che nella casa circondariale di Verona, ha allestito (delibera fine 2010) alcuni posti dedicati all'osservazione psichiatrica, con ciò anticipando la recente decisione della Conferenza unificata di predispone in ciascuna Regione italiana almeno un centro psichiatrico dedicato alla gestione dei soggetti che tuttora sono in Opg, pari al 10% circa, senza essere destinatari di Misura di sicurezza (Mds).

Dunque, a guardare la mappa delle esperienze regionali avviate, si capisce anche perché solo poche Regioni abbiano centrato l'obiettivo di dimettere in percentuale significativa i cosiddetti "dimettibili".

Proprio sul concetto di "dimissibilità" è necessaria qualche considerazione. Gli psichiatri che da anni sono operativi nel settore, pochi davvero, sanno che il processo di dimissione dall'Opg è concretamente percorribile a condizione che siano soddisfatti quelli che gli esperti definiscono come indicatori interni e indicatori esterni di pericolosità sociale. Non basta il compenso clinico mantenuto in Opg, non basta una struttura alternativa all'Opg medesimo. Ovvero è necessario che il compenso clinico e comportamentale sia mantenuto in contesto di cura esterno, sulla base di un percorso in prova, da monitorare per non meno di 6-12 mesi. Per questo motivo la percentuale di soggetti a cui viene revocata "tout court" la Mds è trascurabile. Per questo motivo servono strutture esterne dedicate, in grado di gestire questi pazienti, con la necessaria competenza per impedire che ogni trasgressione degli obblighi imposti dal giudice in ambiente esterno si traduca automaticamente in un reingresso in Opg (articoli 231 e 232 Cp). Tanto più vero se si considerano i dati, dai quali si evince che, nonostante il numero totale di soggetti sia in decremento nel 2011 rispetto al 2008, ciò non di meno circa il 30% dei soggetti in Opg è in Mds provvisoria.

Dunque fornire liste di nomi, definiti come "soggetti dimissibili" rappresenta un esercizio culturalmente fragile, per quanto fortemente voluto da quello che oggi sembra essere un vasto "think tank", coagulato intorno al lavoro ineccepibile della commissione Marino.

Si vuole evidenziare che se è vero che gli Opg "carcerari" sono da superare, presto e definitivamente, è necessario tuttavia ragionare realisticamente sugli scenari alternativi. Perché è innegabile che i "folli rei" devono godere dei diritti costituzionalmente rilevanti, quale quello del diritto alle cure, ma ugualmente la società gode del diritto diffuso di pretendere una verifica dell'esito delle cure medesime. La garanzia non sta solo nel luogo di cura più appropriato, nella migliore organizzazione sanitaria possibile, ottimo fine a cui tendere, quanto piuttosto nella verifica, di cui resta garante il giudice, che la cura, il percorso, gli esiti hanno funzionato, al punto che il medesimo cittadino può recuperare la libertà piena e incondizionata dal vincolo giudiziario. La domanda di salute e sicurezza sociale si sposta dunque sulle risorse economiche e culturali da investire, per contemperare il bilanciamento di due interessi costituzionalmente rilevanti.

Altra strada non è percorribile, se non quella di raccogliere l'indicazione della risoluzione del Senato, 27 settembre, nella quale si invitano le istituzioni competenti «a stipulare convenzioni con le Regioni sede di Opg, al fine di individuare strutture idonee ove realizzare una gestione interamente sanitaria dei ricoverati, secondo le esperienze rappresentate da Castiglione delle Stiviere e dalle strutture e dalle comunità assistenziali esterne agli Opg». Significa, per le Regioni sede di Opg, riconvertire un piccolo ospedale e/o un residuo manicomiale, e/o un istituto penale in dismissione, per organizzare strutture esclusivamente sanitarie, ove realizzare le Mds detentive, sul modello di Castiglione. Nulla di nuovo nel panorama europeo. Nulla di nuovo, se non dare rapidamente avvio alla cosiddetta fase M dell'allegato C del Dpcm 1 aprile 2008, anche con l'implementazione di comunità specifiche per le Mds esterne, territoriali, almeno nelle Regioni con un carico di internati superiori alle 50 unità, vale a dire Piemonte, Veneto, Lazio e Puglia.


  Residenti 18-100 anni (2009 istat) Internati Opg 26 luglio 2011 Quoziente internati su 100.000 residenti 2011
  Bacino Castiglione
Lombardia 8.122.423 245 3,0
Piemonte 3.758.685 69 1,8
Valle d'Aosta 106.462 4 3,8
Totale bacino 11.987.570 318 2,7
   

Bacino Reggio Emilia

Emilia R. 3.669.816 68 1,9
Friuli V.G. 1.048.914 9 0,9
Trentino A.A. 823.439 10 1,2
Veneto 4.063.041 64 1,6
Totale bacino 9.605.210 151 1,6
   

Bacino Montelupo

Liguria 1.393.874 43 3,1
Sardegna 1.415.070 31 2,2
Toscana 3.153.495 55 1,7
Umbria 757.177 8 1,1
Totale bacino 6.719.616 137 2,0
   

Bacino Aversa-Napoli

Abruzzo 1.120.418 28 2,5
Campania 4.614.689 185 4,0
Lazio 4.679.760 108 2,3
Molise 269.862 6 2,2
Totale bacino 10.684.729 327 3,1
   

Bacino Barcellona

Basilicata 489.690 2 0,4
Calabria 1.646.024 40 2,4
Puglia 3.320.889 51 1,5
Sicilia 4.073.017 159 3,9
Totale bacino 9.529.620 252 2,6

 

Fonte: elaborazione Gianfranco Rivellini su relazione sui dati forniti da Regioni e Province autonome, ministero della Salute e ministero della Giustizia, relativamente alle rispettive azioni, in attuazione dell’accordo in Conferenza unificata, del 26 novembre 2009

 

Anche se non in modo chiaro, il lavoro licenziato a ottobre dalla Conferenza unificata sembra orientato in questa direzione, nella sezione "Coordinamento dei bacini macroregionali di afferenza degli Opg". Tale lavoro di regia e coordinamento è decisivo, come si evidenzia nella tabella relativa alla distribuzione di internati per bacino. II raffronto di densità demografica di bacino, numero di internati di bacino e quoziente standardizzato a centomila residenti maggiorenni, evidenzia notevoli disomogeneità, che non hanno finora trovato soluzioni a distanza di quasi 4 anni dalla riforma del 2008. II bacino lombardo-piemontese (circa 12 milioni di abitanti) esprime al luglio 2011 un quoziente, misura di prevalenza, pari a 2,7, mentre il bacino afferente alla Toscana, con il 40% della densità demografica, esprime un quoziente pari a 2. In sostanza non vi è correlazione tra densità demografica e quoziente di internamento relativo ai 5 bacini, fondamentalmente perché le Regioni sono andate a velocità diverse nel predispone piani di recupero dei loro cittadini residenti, con ciò anche contribuendo al sovraffollamento dell'Opg lombardo e di quello siciliano. Questi i numeri, queste le riflessioni sui numeri. Un auspicio e un richiamo ai decisori, nazionali e regionali. Meno "think tank" e più scientificità.

 

* Psichiatra, Criminologo clinico Centro Studi e ricerche - Sindacato medici italiani

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