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NewsContenuti relativi a notizie standard Chiudiamo l’OPG di Reggio EmiliaIniziativa pubblica al Municipio di Reggio Emilia il 16 luglio 2011.
Come è possibile fare a meno degli OPGAdi Luigi Benevelli La scelta di chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari (opg) rappresenta oggi una sfida importante per il Parlamento e l’Amministrazione penitenziaria e la sfida più rilevante e inquietante per la psichiatria di comunità italiana e per tutto il servizio sanitario nazionale; dal suo esito, vale a dire se si riuscirà a realizzarla e come si riuscirà a realizzarla, dipenderanno i possibili nuovi assetti del Codice penale, la civiltà del sistema penitenziario, la qualità dell’assistenza psichiatrica pubblica nel nostro paese: ne sono segnale le affermazioni del presidente del Senato Schifani e le cautele del sen. Marino nell’occasione dell’incontro del 9 giugno scorso a Roma. Per una discussione utile bisogna decidere se e come modificare il Codice penale a proposito della misura di sicurezza e dell’imputabilità dei pazienti autori di reato (la sentenza n. 9163, 8 marzo 2005 delle Sezioni Penali riunite della Corte di Cassazione ha mostrato quali e quanti disastri provoca il mantenimento del regime della non-imputabilità e la sua estensione). Ma bisogna pensare a quali indicazioni dare circa i luoghi e i titolari della cura. Lo scandalo degli OPGdi Maria Grazia Giannichedda su “il manifesto” del 15/06/2011 Solo la Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale e i Presidenti della Repubblica e del Senato avevano visto integralmente il filmato di mezz'ora che il 9 giugno ha aperto il convegno sugli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) ed è rimbalzato in quasi tutti i telegiornali della sera. Corpi sformati, persone disperate, spazi angusti, gabinetti rotti, letti di contenzione, storie di soprusi e violenza, non raramente di morte fisica, sempre di incuria e morte civile: le visite a sorpresa negli Opg, effettuate nei mesi scorsi dalla Commissione presieduta da Ignazio Marino, hanno documentato una situazione atroce e nota. Infatti c'era tensione palpabile ma nessuna sorpresa nel pubblico convocato a Palazzo Giustiniani, un centinaio di addetti ai lavori tra responsabili sanitari e penitenziari degli Opg, giudici di sorveglianza, dirigenti di dipartimenti di salute mentale e dell'amministrazione penitenziaria, esponenti di quel mondo associativo che da decenni presidia la questione Opg e da qualche mese ha aperto una nuova campagna per l'abolizione di questi istituti (www.stopopg.it).
Alla fine del lungo dibattito, un'ovvia unanimità su alcuni punti: chiudere questi Opg, intervenire sui canali che li alimentano, utilizzare gli strumenti giuridici e le risorse da tempo disponibili per ricollocare all'esterno la gran parte delle persone internate e prendersi cura di loro. Era però assai difficile allontanare la sensazione che oggi nessuna autorità, dai ministri di sanità e giustizia agli assessori regionali (tutti assenti), abbia la volontà e la forza di rendere meno intollerabile, nel nostro paese, la distanza tra ciò che le leggi consentono e prescrivono e ciò che le istituzioni pubbliche fanno e non fanno. Per questo è così importante far uscire la questione Opg dalle stanze degli addetti e includerla nell'agenda che i cittadini devono costruire sia per cambiare il governo che per cambiare la cultura di gran parte della classe politica su questioni che riguardano le libertà di tutti e i fondamenti della democrazia anche se toccano gruppi ristretti e istituzioni marginali. Gli opg sono sei (a Castiglione delle Siviere, vicino a Mantova, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina) e ci sono più di 1500 persone internate. Mai negli ultimi trent'anni era stata raggiunta questa cifra, anzi per tutti gli anni'90 gli internati erano stati meno di 1000. La crescita attuale è l'esito di diversi fattori: nasce certo dalle politiche recenti di crescita della carcerazione da un lato e impoverimento dei servizi sanitari e sociali dall'altro, ma è anche il frutto dell'aver lasciato a se stesso, com'è nel costume politico italiano, il processo di riforma degli Opg messo in opera sia dalla Corte Costituzionale che da diversi decreti di attuazione delle norme sul Servizio sanitario nazionale. Con una ventina di sentenze emesse in gran parte dopo la legge 180, la Consulta ha infatti cancellato alcuni degli automatismi più aberranti del Codice Rocco che nel 1932 aveva disegnato gli Opg, è intervenuta sui canali di alimentazione di questi istituti e sui meccanismi di uscita. Queste sentenze, insieme alla legge 180 e alle norme sul passaggio della sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, hanno creato da tempo le condizioni per ridurre i nuovi ingressi e portare a poche centinaia il numero degli internati. Invece gli internati crescono, e le aberrazioni giuridiche continuano anche quando la legge consente di evitarle. Un esempio: 380 internati sono trattenuti illegalmente. Si tratta di persone che hanno concluso la misura di sicurezza e sono state dichiarate non più «pericolose», eppure il giudice rinnova la misura perché i servizi di salute mentale non vogliono o dicono che non possono prendersi cura di questi loro cittadini, oppure non rispondono alla lettera del magistrato, il quale pigramente rinnova la misura. Il Comitato Stop Opg ha chiesto di conoscere la geografia di questi internamenti illegali per poter contattare le Asl, offrire collaborazione e suggerire le modalità di accesso ai fondi, che la metà delle regioni neppure hanno chiesto, per costruire progetti individualizzati di riabilitazione.
Quanta parte degli internati attuali avrebbe potuto evitare l'Opg se i servizi di salute mentale, i giudici di sorveglianza, i poliziotti e i magistrati si fossero messi a lavorare insieme, caso per caso, utilizzando, come si fa in alcune Asl e regioni, le leggi e le risorse esistenti? Bisogna ricominciare a chiedere conto dei «crimini di pace», come li chiamava Franco Basaglia, che oggi fanno più rabbia perché sappiamo cos'altro si potrebbe fare e invece ci ritroviamo a essere ancora testimoni dell'illegalità, della violenza e della morte amministrate dalle istituzioni democratiche in nome della cura e della protezione. Report Convegno al Senato sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari10-06-2011. Si è svolto ieri 9 giugno il convegno sugli OPG, organizzato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino, al quale è intervenuto anche il Presidente del Senato Renato Schifani. E’ stato proiettato il video (nella sconvolgente versione integrale), che testimonia le drammatiche condizioni di vita all’interno degli OPG, girato in occasione delle ispezioni senza preavviso compiute dalla Commissione. Quindi, dopo gli interventi del Senatore Marino e della Senatrice Poretti, sono stati rappresentati i diversi “punti di vista”, con gli interventi di operatori degli OPG, Magistratura di sorveglianza, Amministrazione Penitenziaria, Ministero della Salute, Dipartimenti di Salute Mentale, Comunità terapeutiche, “Società civile”. Il convegno è stato concluso dai Senatori Bosoni e Saccomanno, incaricati di redigere la relazione conclusiva della Commissione parlamentare sulla situazione degli OPG e della salute mentale nel nostro paese Hanno partecipato anche diverse organizzazioni promotrici di “stop opg” , che hanno rappresentato con forza le ragioni e le proposte per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.. In particolare, sono intervenuti: Stefano Cecconi (CGIL), Giovanna Del Giudice (Forum salute mentale), Bruno Benigni (Forum Salute e Carcere), Franco Corleone (Garanti territoriali dei detenuti) Maria Grazia Giannichedda (Fondazione Basaglia ), Girolamo Digilio (Unasam),Dario Stefano Del'Aquila (Antigone), Giorgio Bignami (Forum Droghe), don Giuseppe Insana. Hanno tutti ribadito che le condizioni inaccettabili cui sono costretti nostri concittadini in simili strutture, e le condizioni drammatiche in cui devono lavorare gli operatori, impongono di agire con la massima urgenza. E che non basta dichiarare di voler chiudere gli OPG: bisogna costruire misure di assistenza alternative e intervenire anche sulle drammatiche condizioni delle carceri, dove va completato il trasferimento dell’assistenza sanitaria al Servizio Sanitario Nazionale. Anche le pratiche positive, che alcune realtà offrono agli internati percorsi di assistenza e di inserimento sociale alternativi all’OPG - e per migliorare le condizioni di vita al loro interno – devono avere come sbocco l’abolizione di questo istituto. Il nostro obbiettivo non è ottenere “un buon OPG”. Proprio ciò che sta accadendo conferma l’urgenza di porre fine all’esperienza di queste strutture, destinate a riprodurre - per la loro natura - disagio, sofferenza e devianza. Gli OPG vanno aboliti, perché sono una risposta sbagliata e incivile, come lo erano i manicomi. Infine, le organizzazioni di “stop opg” hanno chiesto alla Commissione d’inchiesta di mantenere aperto il confronto e di coinvolgere Governo, Regioni e Comuni, per definire una “road map” per l’attuazione delle norme (e delle sentenze della Corte Costituzionale) che già prevedono il superamento degli OPG nel nostro paese, come ideale completamento della Riforma Basaglia.
OPG Barcellona: oggi il convegno Cgil alla presenza dell`assessore regionale alla sanità
Come affrontare la svolta. Opg "Madia" Tempo scaduto ma la Regione non risponde Gazzetta del Sud - 31 maggio 2011 All`Opgi di Barcellona si aggiunge la diversa utilizzazione che deve essere fatta della della struttura, alla quale è legata la serenità dei tanti addetti, dalla polizia penitenziaria al personale medico. L`iniziativa che prevede un convegno, seguito da una tavola rotonda alla quale parteciperà l`assessore alla Sanità Massimo Russo, è promossa da Cgil Sicilia, Funzione pubblica e Camera del lavoro di Messina. La giornata di lavoro è stata preceduta da un incontro svoltosi al ministero della Salute nel corso del quale è stato fatto il punto sul percorso e sull`applicazione delle norme per il superamento degli Opg, punti sui quali entro giugno ogni regione dovrà presentare una relazione sullo stato di attuazione. «In Sicilia - dice Elvira Morana, della segreteria regionale Cgil - siamo in presenza di una struttura sovraffollata con continuo aumento di presenze provenienti anche da altre regioni, funzionale solo a riprodurre disagio e sofferenza. «Con i vertici regionali ci con- Rosania auspica la riconversione dell`Opg con garanzie per il personale fronteremo sui tempi e le modalità del transito dell`assistenza sanitaria alla Sanità regionale - ha dichiarato alla "Gazzetta" il direttore del Madia Nunziante Rosania - Si tratta del primo fondamentale passo per avviare un percorso di superamento dell`Opg, ormai invivibile, e al contempo rasserenare il personale, che vive una situazione di grande incertezza e difficoltà. Al contempo si dovrà ragionare sulla riconversione della struttura sempre in ambito penitenziario. Incontro tra Comitato “STOP OPG” e Ministero della Salute del 25 maggio 2011Si è svolto il 25 maggio, come previsto, l’incontro al Ministero della Salute sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Per “stop opg” era presente una delegazione composta da Stefano Cecconi, Leda Colombini, Giovanna Del Giudice, Francesca Moccia e Fabrizio Rossetti; per il Ministero della Salute il capo dipartimento Fabrizio Oleari e Guido Vincenzo Ditta, delegati dal Ministro Fazio. Nel corso dell’incontro è stata illustrata la campagna “stop opg”, a partire dalla piattaforma, sottolineando l’urgenza di intervenire su una situazione ormai insostenibile. I rappresentanti del Ministero hanno descritto la situazione relativa all’applicazione delle norme che dispongono il percorso di superamento degli OPG (Dpcm del 2008 (allegato C) e Accordo Stato Regioni del 2009). In particolare è stato segnalato che entro giugno ogni regione presenterà una relazione sullo stato di attuazione del percorso previsto. E’ ora previsto un incontro tra il Ministro della Salute Ferruccio Fazio e il Comitato “stop opg”, che verrà preparato nei prossimi giorni, anche con uno scambio di documentazione utile ad individuare temi e priorità da affrontare. Nel frattempo il Comitato “stop opg” solleciterà la convocazione degli incontri richiesti anche al Ministro della Giustizia e al Presidente della Conferenza delle Regioni. Comitato “stop opg” Corriere della Sera 11 05 2011
Stop agli ospedali psichiatrici giudiziari, sono uno scandalo25 associazioni hanno promosso una campagna per la loro chiusura, a 33 anni dalla legge Basaglia«Gli ospedali psichiatrici giudiziari vanno chiusi e subito». Lo chiedono 25 associazioni – cui man mano se ne stanno aggiungendo altre – che hanno promosso la Campagna «Stop Opg» (per non far cadere nell’oblio le condizioni disumane di chi ancora vi è recluso, denunciate anche dalla Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale. L’estate scorsa, infatti, alcuni suoi membri e il presidente Ignazio Marino avevano effettuato un sopralluogo a sorpresa negli Opg e girato immagini shock, diffuse circa un mese fa. CONDIZIONI DISUMANE - I parlamentari avevano trovato un vero e proprio inferno: celle di contenzione, ambienti fatiscenti e spazi angusti per i detenuti, sporcizia dappertutto. E poi: un uomo legato a un letto con un foro in corrispondenza del bacino per i bisogni; un altro, di proroga in proroga, “dentro” da 25 anni; un’altra persona immobile a letto da cinque giorni, senza neppure un campanello per richiamare l'attenzione degli operatori. In queste strutture sembra che non sia mai arrivata la legge “Basaglia”, a 33 anni dalla sua entrata in vigore, il 13 maggio 1978. «Sono persone malate e hanno diritto a essere curate», chiosa Marino. Oggi sono circa 1.400 le persone recluse negli Opg, un centinaio in più rispetto al 2007. Eppure nel 2008 era stato emanato un Decreto della presidenza del consiglio dei ministri che prevedeva il trasferimento della sanità penitenziaria dal ministero della Giustizia a quello della Salute, quindi percorsi alternativi per la presa in carico dei pazienti. INTERNATI - A fine 2009 è stato fatto un elenco numerico di 300 pazienti “dimissibili”, perché hanno finito di scontare la pena e non sono più socialmente pericolosi. Ma sono ancora dentro. «Più di 350 internati potrebbero uscire subito: dovrebbero essere accolti in strutture adatte grazie a progetti individualizzati di cura e reinserimento», sottolinea Stefano Cecconi, uno dei promotori della campagna - . Uno di loro nei giorni scorsi si è suicidato nell’Opg di Aversa, dopo otto anni di reclusione. «Dobbiamo restituire loro la cittadinanza, un nome, una casa – continua Cecconi - . Regioni e Asl devono prevedere programmi per il loro reinserimento e strutture esterne di accoglienza. Intendiamo monitorare quelle inadempienti». NESSUN ALIBI - «Non si può più dire che non ci sono i fondi per farli uscire – incalza Marino - . Il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha comunicato che è partita l’erogazione delle risorse promesse per agevolare l’assistenza sul territorio dei pazienti che possono essere dimessi. Dei 5 milioni stanziati, però, solo 3 milioni e 400mila sono stati effettivamente erogati alle Regioni». I motivi? Spiega il presidente della commissione d’inchiesta: «Solo alcune ne hanno fatto richiesta presentando dei progetti di assistenza. Il Lazio non l’ha fatto, pur avendo 41 cittadini che hanno il diritto di lasciare gli Opg. E non hanno richiesto i fondi nemmeno la Liguria che ha 11 cittadini da accogliere, l’Abruzzo che ne aspetta 6, la Campania dove dovrebbero tornare 75 internati, la Calabria e la Sicilia che devono riaccogliere rispettivamente 11 e 31 persone, il Friuli Venezia Giulia che ne aspetta 7. Questa evidente mancanza di cooperazione va fermata al più presto», conclude Marino. VISSUTO DI SOFFERENZA - A dare voce al tormento interiore di chi soffre di una malattia mentale è un recente libro-testimonianza di Giovanna Altobel, «Il rumore dell'anima» (edito da Albatros). Una storia di denuncia, dopo la legge 180 e la difficile trasformazione dei reparti psichiatrici, ma anche di speranza. «Ho deciso di scrivere questo libro per rielaborare un mio momento di sofferenza vissuto con una persona spenta nel nulla della malattia mentale – racconta Altobel - . Mi sono ispirata a un uomo che frequentava un centro di salute mentale vicino casa mia e mi chiedeva sempre 100 lire: come se fosse rimasto indietro nel tempo, a quando non era malato». GUARIRE DAI PREGIUDIZI - «Anche se sei guarito continui a essere discriminato e gli altri ti guardano con diffidenza – sottolinea l’autrice del libro - . Nei centri di salute mentale non esiste più la contenzione fisica della camicia di forza o dell’elettroshock, ma spesso sono i farmaci a “legarti”. Le leggi non bastano – conclude Altobelli - . La differenza la fanno le persone e gli operatori». Maria Giovanna Faiella
Nasce "Stop OPG" SARDEGNASi è costituito il "Comitato Sardo a sostegno della Campagna Nazionale "StopOPG". Si è costituito il "Comitato Sardo a sostegno della Campagna Nazionale "StopOPG". Il 6 giugno a Cagliari la Conferenza Stampa di presentazione SIT IN ad AVERSA: dopo il sit-in davanti all'Opg il comitato incontra la direzione. L'unica soluzione è la chiusura delle struttureComunicato stampa del Comitato “Stop Opg” La manifestazione promossa oggi dal comitato StopOpg davanti all'ospedale giudiziario di Aversa ha ribadito l'urgenza di accelerare la chiusura di queste strutture, che, per loro natura, sono luoghi di sofferenza e persino morte. Durante la mattinata una delegazione del comitato promotore ha incontrato la direzione dell'Opg. L'incontro ha evidenziato come, nonostante gli sforzi che pure si sono compiuti grazie al lavoro di tanti operatori, per offrire assistenza e inserimento sociale alternativi all'opg e per migliorarne le condizioni di vita interne, la vera soluzione sia la loro chiusura definitiva. Perché, come i manicomi, sono una risposta sbagliata e incivile ad un bisogno di cure. In particolare l'incontro ha evidenziato i ritardi con cui le regioni da cui provengono i cittadini internati (ad Aversa circa 1/3 sono campani, i restanti 2/3 residenti in altre regioni) stanno organizzando la presa in carico. E ciò chiama in causa direttamente i Dipartimenti di Salute Mentale e il bisogno di un loro potenziamento. Altrettanto importante è fermare l'ingresso o il rientro in Opg che viene disposto dalla magistratura. Ciò è possibile attivando misure alternative di assistenza, così come indicano chiaramente le sentenze della Corte Costituzionale. Il comitato StopOpg ribadisce, quindi, la richiesta di un piano straordinario di interventi da parte di Governo e Regioni, compresa la nomina di commissari ad acta per la chiusura degli Opg, rafforzando e diffondendo le buone pratiche di assistenza alternativa all'internamento. Roma, 17 Maggio 2011
per informazioni: info@stopopg.it Aversa. Giovane muore in ospedale psichiatrico giudiziario(Adnkronos) Roma, 10 maggio |
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