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Salute MentaleSalute mentale I VOLTI DELL'ALIENAZIONE, disegni di Roberto Sambonet
Matera, Palazzo Lanfranchi, 26 giugno – 31 luglio 2016 La mostra sarà inaugurata sabato 25 giugno alle ore 12.30 alla presenza di
Il 31 marzo del 2015 era la data stabilita per la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari. Il ritardo intollerabile di alcune regioni che non hanno predisposto strutture e programmi terapeutici individualizzati per l’uscita dalla istituzione totale e il progressivo inserimento nella società degli internati ha provocato la nomina di un Commissario da parte del Governo. Sono stati chiusi tre manicomi criminali, quelli di Secondigliano, di Reggio Emilia e di Aversa. Rimangono rinchiuse solo 53 persone e nei prossimi mesi si potrà procedere alla chiusura degli ultimi due Opg, Montelupo Fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto. L’impegno dovrà continuare per impedire il risorgere di logiche manicomiali. Il ritardo burocratico e il sotterraneo boicottaggio della legge devono essere contrastati per affermare i valori di civiltà e umanità per cancellare l’orrore. La mostra I volti dell’alienazione, disegni di Roberto Sambonet, ospitata a Matera a Palazzo Lanfranchi dal 26 giugno al 31 luglio 2016 vuole dare il proprio contributo a questa campagna di sensibilizzazione. La mostra, promossa da La Società della Ragione, onlus impegnata sui temi del carcere, della giustizia e dei diritti umani e sociali, con la collaborazione dell’Archivio pittorico Roberto Sambonet, di StopOpg, del Polo Museale della Regione Basilicata - Ministero Beni Culturali e dall'Associazione Culturale "Mens libera et feconda [sei cappelli per pensare] è a cura di Franco Corleone e Ivan Novelli e raccoglie 40 disegni e 70 studi dell’artista e designer milanese Roberto Sambonet. La mostra sarà inaugurata sabato 25 giugno alle ore 12.30 alla presenza di Vito De Filippo, Sottosegretario al Ministero della Salute, Anna Selvaggi, Assessore al Turismo del Comune di Matera, Marta Ragozzino, Direttore del Polo Museale della Regione Basilicata, Stefano Cecconi, responsabile del Comitato Nazionale StopOpg, Giovanna Del Giudice, della Conferenza Permanente per la Salute nel Mondo Franco Basaglia, di Alfonsina Guarino, Presidente dell’Associazione Culturale “Mens libera et feconda” [sei cappelli per pensare] e dei curatori. Attraverso i ritratti che Roberto Sambonet ha realizzato tra il 1951 e il 1952 nel manicomio di Juqueri, a cinquanta chilometri da San Paolo in Brasile, l’esposizione racconta e indaga il complesso fenomeno del disagio mentale. Sambonet ha trascorso sei mesi nei reparti dell’ospedale, conducendo una sua personale ricognizione e ha ritratto gli internati in una serie di opere di grande intensità, a china e a matita, ma tutte capaci di andare al di là del volto e mostrare pensieri, emozioni, sentimenti. Una sorta di viaggio di umana partecipazione, uno scavo nelle pieghe della malattia e della sofferenza, che nel 1977 è stato raccolto nel volume Della Pazzia (M'Arte Edizioni, Milano 1977). Qui l’artista accosta ai ritratti dei malati di mente testi di autori che nei loro scritti hanno affrontato e raccontato il tema della pazzia, come Allen Ginsberg, Dino Campana, Friedrich Wilhelm Nietzsche, Edgar Lee Masters, William Shakespeare, Voltaire e altri. Roberto Sambonet, nato a Vercelli nel 1924, è stato un importante pittore, designer e grafico. Si è formato all’Accademia di Brera e ha partecipato attivamente alla vita cittadina frequentando l’ambiente delle avanguardie artistiche che avevano come punto di ritrovo il bar Giamaica. Ha partecipato all’avventura del gruppo dei Picassiani con Cassinari, Morlotti e Treccani. Tra il 1948 e il 1953 si è trasferito in Brasile, dove il suo linguaggio artistico ha vissuto una maturazione molto importante che lo ha condotto verso quell’essenzialità della linea che divenne tratto fondamentale della sua opera, nella pittura, nella grafica e nella produzione di celebri oggetti di industrial design. La mostra è già stata ospitata dalla Fabbrica del Vapore di Milano, dal Teatro Chille de la balanza di Firenze, dal Palazzo Municipale di Ferrara, dal Museo in Trastevere di Roma e dal Museo Ken Damy di Brescia. In occasione della mostra è stato pubblicato da Palombi Editori un catalogo illustrato. SCHEDA INFO
StopOpg ha visitato le Rems di Subiaco e di Palombara Sabina.Report flash Continua il Viaggio di stopOPG nelle Rems
(Abbiamo già visitato: Mondragone e Roccaromana (Campania) Pontecorvo (Lazio), Maniago e Aurisina/Trieste (Friuli Venezia Giulia) REPORT 1, Casale di Mezzani/Parma e Casa degli Svizzeri/Bologna (Emilia Romagna) REPORT 2 e Capoterra (Sardegna) REPORT ) il 19 maggio siamo tornati in Lazio (dove avevamo già visto la Rems di Pontecorvo) per visitare le Rems di Subiaco e di Palombara Sabina. In questa regione resta da visitare la Rems di Ceccano (FR). La delegazione del Comitato nazionale di StopOpg era composta da Stefano Cecconi, Denise Amerini, Ornella Di Angelo, Gervasio Capogrossi (Cgil Rieti/Roma est/ Valle Aniene) e Maria Teresa Milani (Cittadinanzattiva e Consulta Salute Mentale Asl Roma 5).
Ringraziamo innanzitutto il Direttore del Dipartimento Salute Mentale Giuseppe Nicolò che ci ha accompagnato nella visita e gli operatori incontrati nelle due Rems per la buona accoglienza e la disponibilità dimostrata.
Vietate le video riprese
Purtroppo dobbiamo segnalare che non sono stata autorizzata le videoriprese e quindi non sono state possibili nemmeno le interviste a pazienti e a operatori. A differenza delle Rems visitate nelle altre regioni, dove abbiamo effettuato le videoriprese pur nel rispetto della privacy, solo nel Lazio abbiamo incontrato questo divieto, che riteniamo una incomprensibile censura all’ informazione e al diritto di esprimere pubblicamente opinioni a pazienti e operatori che lo desiderano.
Le persone internate nelle Rems
Nelle due Rems visitate - entrambe provvisorie e attivate nel territorio della ASL Roma G - sono internati complessivamente 40 uomini (n. 20 a Subiaco e n. 20 a Palombara Sabina). Va precisato che le due Rems ovviamente accolgono persone non solo dell’Asl Roma G (n. 11 persone) ma soprattutto “a carico” di altre Asl del Lazio (n. 26 persone). Vi sono due pazienti dalla Calabria e uno dal Molise.
Secondo i dati aggiornati al 4.5.2016 ( Fonte: Osservatorio Regione Lazio flusso pazienti internati in Rems ): Su 40 persone internate, ben 16 persone provengono dall’esterno (libertà n. 13, carcere n. 2, arresti domiciliari n. 1), solo 11 persone provengono dagli Opg. A questi si aggiungono n. 7 “Fallimenti di Libertà Vigilata o Liberta Finale esperimento” e n. 6 da Rems fuori regione). Oltre il 60% degli internati è con misura di scurezza provvisoria. A testimonianza che la Magistratura di cognizione non sta applicando la legge 81/2014 laddove prevede la misura detentiva in Rems come extrema ratio. L’invio di persone dalla libertà - e in gran parte con misura provvisoria - sta ostacolando il trasferimento nel Lazio di pazienti dagli Opg (7 internati sono ancora ad Aversa) e sta creando una impropria “lista d’attesa” che produce una domanda altrettanto impropria di posti Rems.
Tutto ciò a conferma che serve un provvedimento che impedisca l’invio nelle Rems di misure di sicurezza detentive provvisorie. E che risulta necessario rendere più forte il rapporto fra DSM (Dipartimenti di Salute Mentale) e Rems e tra queste con la Magistratura, di cognizione e di sorveglianza, soprattutto serve orientare decisamente all’adozione di misure di sicurezza non detentive.
In un anno sono state dimesse 10 persone.
A Palombara è imminente l’apertura di un secondo modulo di 20 posti che porterà la capienza complessiva della Rems a 40 posti. Da sottolineare che nel Lazio complessivamente la capienza delle Rems, con l’apertura del secondo modulo a Palombara S., arriverà a 112 posti. Attualmente ne sono occupati 72. A nostro parere un numero spropositato che ostacola l’avvio dei progetti per misure alternative alla detenzione. Solo con alcune delle persone internate è stato possibile parlare (anche per il poco tempo a disposizione).
Rems e Servizi di Salute Mentale
Il rapporto con i servizi di salute mentale del territorio viene definito dagli operatori presente ma non facile: vi è la necessità continua, da parte degli operatori Rems, di sollecitare e attivare l'intervento. Le due Rems sono strutture nel territorio dell’Asl Roma G ma il 70% dei pazienti proviene da altre Asl del Lazio. I Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali (PTRI), presentati da Rems con il concorso dell’Asl competente e dell’Ufficio per l’Esecuzione PenalEstrena (UEPE), che devono essere finalizzati a misure esterne alla Rems come prevedono le norme3, risultano pochi. La difficoltà dei servizi di prendere in carico i pazienti è segnalata dal personale stesso. Sono stati invece presentati i PTRI “interni” alle Rems.
Le Rems in Lazio
sono molto simili, per struttura e attività Come per la Rems di Pontecorvo, anche qui sono ben visibili i segni del mandato custodiale. Sono evidenti e pesanti i dispositivi di sicurezza stabiliti dal DM 1.10.2012 e dalle Autorità (vedi Accordo con la Prefettura).
Si ha però l’impressione che tali dispositivi non siano stati in alcun modo “negoziati” (per ridurne l’impatto) né dalla Regione né dalla Asl: ingresso vigilato da addetti alla sicurezza (vigilanza privata), porta con metal detector, obbligo di consegna di documenti, telefonini e borse, porte delle stanze da letto degli internate dotati di oblo per guardare all’interno, chiuse di notte e non apribili dall'interno. Camere da letto spoglie, con mobilio fissato al pavimento. Vigilanza con telecamere ovunque, fuorché nelle camere da letto. Sbarre che recintano i pochi spazi all’aperto.
I dispositivi di sicurezza sono così pesanti (e visibili) che - per ammissione dello stesso direttore - condizionano l’attività sanitaria. La “fretta” di aprire Rems provvisorie potrebbe aver condizionato le scelte, ma non sembra una spiegazione sufficiente. In entrambe le Rems non c’è un vero e proprio spazio esterno (giardino o cortile) e le soluzioni trovate (terrazze blindate da sbarre) sono stigmatizzate anche da Direttore e Operatori.
Da segnalare la cosiddetta “gabbia” a Subiaco, una piccola terrazza recintata da sbarre che ne costituiscono persino il soffitto (la foto è eloquente e manifesta l’indecenza di una simile soluzione architettonica) ma anche a Palombara lo spazio esterno è inadeguato (anche qui due foto ma solo dall’esterno). Nel progetto della Rems definitiva, riferisce il direttore, è previsto un giardino esterno.
SI PUO' FARE DIVERSAMENTEPresentazione Libro
L'ISTITUZIONE INVENTATA/ALMANACCO
di Franco Rotelli
GIOVEDì 5 NOVEMBRE 2015
ore 18,30
SI PUO' FARE DIVERSAMENTE
Politiche innovative per la Salute Mentale e un nuovo sistema di Welfare
Partecipano
Franco Rotelli
Uno dei principali collaboratori di Franco Basaglia e suo successore alla guida dell'Ospedale Psichiatrico Provinciale di Trieste
Attuale Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali del Friuli Venezia-Giulia
Marino Sinibaldi
Giornalista, scrittore, conduttore radiofonico
Direttore di Radio 3
Con le letture e l'intervento di
Fabrizio Gifuni
Attore
Interprete di Franco Basaglia nella miniserie "C'era una volta la città dei Matti"
saranno presenti
Direzione Asl Roma C
Dr Carlo Saitto e Dr Marina Capasso
Dialogheranno con enti, associazioni e cooperative romane su
passato, presente e futuro delle buone pratiche socio-sanitarie
Introduce e coordina
Edgardo Reali
Responsabile del progetto 180 gradi
L'Istituzione Inventata/Almanacco Trieste 1971-2010Cari Amici della Collana 180, mano alla penna che sono molto gli appuntamenti da mettere in agenda per questo mese di Novembre ricco di novità e impegni per i nostri autori.
Franco Rotelli dopo l'uscita a giugno del libro “L'Istituzione Inventata/Almanacco Trieste 1971-2010” ha iniziato a viaggiare per raggiungere tutti gli amici che volevano interrogarlo e scoprire di più di questa nuova pubblicazione. Anche Giovanna Del Giudice con il suo “... e tu slegalo subito” sta girando lo stivale.
Ecco tutte le presentazioni e gli incontri degli autori della Collana del mese di novembre:
Per essere sempre aggiornati su eventi e presentazioni seguiteci su Facebook - Collana 180 e su www.alphabetaverlag.it/180 MORIRE DI TSOLa morte di Andrea Soldi a Torino durante l’esecuzione di un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) è inaccettabile, al di là di eventuali responsabilità penali che spetta alla magistratura accertare. Una misura sanitaria voluta a garanzia del malato non può trasformarsi in un atto che conduce alla morte. La qualità del TSO - cioè proprio il modo in cui viene eseguito - riguarda il rispetto dei diritti e della dignità della persona malata. Non può svolgersi come se fosse l’arresto di un criminale (che peraltro deve avvenire sempre nel rispetto dei diritti dell’imputato). Il TSO non è ammesso, salvo i casi disciplinati dalla legge: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Da questo imperativo della nostra Costituzione (articolo 32) nasce il TSO psichiatrico. Fu la riforma Basaglia le Legge 180 del 1978, quando decretò la fine dei manicomi, che regolò le modalità di esecuzione di questa extrema ratio a tutela del malato. Fu pensato come misura limitata nel tempo e da eseguirsi con modalità ben precise a garanzia della libertà e dei diritti della persona, proprio per evitare gli abusi del ricovero coatto in manicomio. Questa norma di civiltà e progresso oggi è rispettata ? La tragica vicenda di Torino, che non è isolata, impone un’approfondita ed urgente verifica. Per questo il Ministro Lorenzin non po’ accontentarsi di inviare gli ispettori a Torino. Bisogna aprire subito un confronto sullo stato e sulla qualità dei servizi di salute mentale nel nostro Paese, sulle condizioni difficili in cui sono spesso costretti a lavorare gli operatori spesso in conseguenze dei tagli alla sanità, sulle buone e sulle cattive pratiche. Una situazione ben illustrata nella relazione conclusiva dell’ultima inchiesta parlamentare sulla salute mentale presentata al Senato dalla Commissione Sanità nel 2013. Bisogna parlare delle porte chiuse in troppo reparti psichiatrici (e in troppe strutture residenziali), bisogna parlare della contenzione, fenomeno diffusissimo come segnala il recente documento del Comitato Nazionale di Bioetica. Per questo non bastano gli ispettori del Ministero: bisogna reagire contro tutto ciò che può farci arretrare ai tempi e alle pratiche del manicomio. La stessa chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) segnala un pericolo, per i ritardi con cui sta avvenendo (urge il commissariamento per le regioni inadempienti) e per l’idea di sostituire i vecchi Opg con i nuovi manicomi regionali, le REMS. Bisogna invece far emergere, valorizzare e diffondere le tante esperienze in cui la salute mentale si tutela con servizi aperti e accoglienti nel territorio, favorendo l’inclusione sociale e la vita nella comunità e non il ricovero in luoghi separati, sostenendo le famiglie dei malati troppo spesso lasciate sole. Insomma non c’è tempo da perdere, per evitare che altri possano morire di TSO, per garantire ad ogni cittadino che il trattamento sanitario, anche quando obbligatorio, è sempre davvero una misura a tutela della salute e mai può “violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Stefano Cecconi CONTRIBUTI:
E’ morto Bruno Benigni, maestro di giustizia sociale e diritti
Ciao Bruno. Bruno era una bella persona, a cui in tanti volevamo bene e a cui siamo grati per l’esempio che ci ha dato, con il suo impegno politico onesto e disinteressato. Era da oltre 50 anni impegnato nella Politica, in quella di partito e nel sindacato, dentro e fuori le Istituzioni: in quella buona, che intende risolvere i problemi delle persone, garantire i diritti, costruire una società più giusta. Ha svolto il suo impegno con passione, competenza e una dote sempre più rara: quella di approfondire i problemi; non li ha mai affrontati con slogan o comode scorciatoie. Il suo era un impegno sempre alla ricerca di una soluzione possibile. Non si accontentava di “agitare” i problemi sociali, ne cercava la soluzione. E contemporaneamente guardava oltre i limiti delle apparenti possibilità. Si pensi al suo lavoro per affermare il diritto alla salute mentale – prima e dopo la chiusura dei manicomi - e alla salute in carcere. Negli ultimi anni ricordiamo il suo contributo per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Montelupo Fiorentino in primis) e l’adesione al comitato stopOPG. Ci mancherà Bruno, ci mancheranno i suoi consigli e le sue provocazioni, il suo rigore politico e morale. Il vuoto che lascia è grande: il modo migliore che abbiamo per ricordarlo ed essergli riconoscenti è quello di continuare le sue battaglie per una società più umana e fraterna. Stefano Cecconi - CGIL nazionale, comitato stopOPG
“Tutti abbiamo un debito con Bruno Benigni. La sua è stata una vita dedicata alla riforma sanitaria come diritto fondamentale scritto nella Costituzione ma da realizzare con azioni quotidiane. La sua formazione era lontana dal massimalismo, ma era fortemente determinato a raggiungere gli obiettivi individuati come giusti. Così è stato per l’ultima sua fatica, quella dedicata alla chiusura degli Opg. Le sue relazioni e i suoi documenti sono state la base per l’iniziativa specialmente in Toscana. Non ha mollato di un millimetro e non ha fatto sconti a nessuno, tanto meno a chi apparteneva alla sua storia.Abbiamo il dovere di riprendere con maggiore forza e determinazione la battaglia per la chiusura di Montelupo, dedicando proprio a lui il raggiungimento dell’obiettivo". Franco Corleone - Garante Diritti dei Detenuti della Regione Toscana
Non si deve morire di TSO
La morte di Andrea Soldi a Torino durante l’esecuzione di un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) è inaccettabile, al di là di eventuali responsabilità penali che spetta alla magistratura accertare. Una misura sanitaria voluta a garanzia del malato non può trasformarsi in un atto che conduce alla morte. La qualità del TSO - cioè proprio il modo in cui viene eseguito - riguarda il rispetto dei diritti e della dignità della persona malata. Non può svolgersi come se fosse l’arresto di un criminale (che peraltro deve avvenire sempre nel rispetto dei diritti dell’imputato). Il TSO non è ammesso, salvo i casi disciplinati dalla legge: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Da questo imperativo della nostra Costituzione (articolo 32) nasce il TSO psichiatrico. Fu la riforma Basaglia le Legge 180 del 1978, quando decretò la fine dei manicomi, che regolò le modalità di esecuzione di questa extrema ratio a tutela del malato. Fu pensato come misura limitata nel tempo e da eseguirsi con modalità ben precise a garanzia della libertà e dei diritti della persona, proprio per evitare gli abusi del ricovero coatto in manicomio. Questa norma di civiltà e progresso oggi è rispettata ? La tragica vicenda di Torino, che non è isolata, impone un’approfondita ed urgente verifica. Per questo il Ministro Lorenzin non po’ accontentarsi di inviare gli ispettori a Torino. Bisogna aprire subito un confronto sullo stato e sulla qualità dei servizi di salute mentale nel nostro Paese, sulle condizioni difficili in cui sono spesso costretti a lavorare gli operatori spesso in conseguenze dei tagli alla sanità, sulle buone e sulle cattive pratiche. Una situazione ben illustrata nella relazione conclusiva dell’ultima inchiesta parlamentare sulla salute mentale presentata al Senato dalla Commissione Sanità nel 2013. Bisogna parlare delle porte chiuse in troppo reparti psichiatrici (e in troppe strutture residenziali), bisogna parlare della contenzione, fenomeno diffusissimo come segnala il recente documento del Comitato Nazionale di Bioetica. Per questo non bastano gli ispettori del Ministero: bisogna reagire contro tutto ciò che può farci arretrare ai tempi e alle pratiche del manicomio. La stessa chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) segnala un pericolo, per i ritardi con cui sta avvenendo (urge il commissariamento per le regioni inadempienti) e per l’idea di sostituire i vecchi Opg con i nuovi manicomi regionali, le REMS. Bisogna invece far emergere, valorizzare e diffondere le tante esperienze in cui la salute mentale si tutela con servizi aperti e accoglienti nel territorio, favorendo l’inclusione sociale e la vita nella comunità e non il ricovero in luoghi separati, sostenendo le famiglie dei malati troppo spesso lasciate sole. Insomma non c’è tempo da perdere, per evitare che altri possano morire di TSO, per garantire ad ogni cittadino che il trattamento sanitario, anche quando obbligatorio, è sempre davvero una misura a tutela della salute e mai può “violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Stefano Cecconi
Stefano Cecconi E tu slegalo subito. Presentazione del libro di Giovanna Del Giudice sulla contenzione in psichiatriaL’8 maggio alle 16.30 a Cagliari sarà presentato il nuovo libro di Giovanna Del Giudice, psichiatra dell'équipe di Franco Basaglia a Trieste: “...e tu slegalo subito. Sulla contenzione in psichiatria”. L’incontro, che si terrà presso la sala convegni dell’Hotel Regina Margherita, è organizzato da l'Asarp, associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica insieme alla Fondazione Franca e Franco Basaglia. Il volume è edito da Alphabeta Verlag - Collana 180 (Archivio critico della salute mentale).
stopOPG al VI Festival dei Matti: Politiche/Poetiche il 29, 30, 31 maggio a VeneziaPer dissequestrare la follia dalle segregazioni plurime che le abbiamo riservato occorrono varchi, vie d’uscita. Porte aperte, si diceva e si continua a dire. Ma non basta spostarla, dobbiamo farcene spostare. Non basta ripensarla, dobbiamo lasciarci pensare da lei. Dobbiamo ammettere rovesciamenti, incroci, commistioni. Le politiche, da sole, corteggiano le istituzioni e lo diventano, traducendosi in mera amministrazione dell’esistente. Le poetiche, da sole, annunciano mondi sospesi nel vuoto, confusi dal vuoto. Senza corpo e schiacciati dai corpi. Vorremmo politiche che prendano il largo dai dati di fatto, poetiche capaci di farsi mondo. Utopia della realtà, diceva Basaglia. La sfida che lanciamo. stopOPG al Festival dei Matti: Venerdi 29 maggio, Teatro Malibran ore 11.30 La cittadinanza è terapeutica Anna Poma, curatrice Festival, e Stefano Cecconi, Comitato StopOPG nazionale incontrano Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera Sabato 30 maggio, Teatrino Palazzo Grassi ore 16.00 – 18.30 Restituire diritti, restituire cittadinanza. A proposito e intorno alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari * Incontro con Luigi Manconi, senatore, Presidente Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani Intervengono: Stefano Cecconi, Comitato Nazionale StopOPG; Annamaria Marin, Avvocato Camera Penale Veneziana; Giovanna Del Giudice, Presidente Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia; Gisella Trincas, Presidente Unasam;
Il Programma completo del Festival dei Matti: http://www.festivaldeimatti.org/programma/ Partecipa alla raccolta dei fondi per il Festival dei Matti: http://www.festivaldeimatti.org/ stopOPG partecipa e sostiene il Festival dei Matti Iniziativa Mestre 22 11 2014Salute mentale e medicina di comunità.Un confronto sul territorio.Partecipano Stefano CECCONI Emilio LUPO Giuseppe DAL BEN Con il contributo delle associazioni dei familiari Introduce Gabriele SCARAMUZZA Sabato 22 novembre ore 10.30
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