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Servizio “Primo soccorso stop OPG- REMS"

 

Il Comitato STOP OPG ha organizzato il servizio “Primo soccorso stop OPG- REMS": un gruppo di esperti, composto  da avvocati, psichiatri e operatori dei servizi di salute mentale e da rappresentanti delle associazioni dei familiari che si sono resi disponibili a titolo gratuito a offrire informazioni sulle innovazioni introdotte dalla Legge 81/2014, quali ad esempio: dimissioni senza proroghe a fine misura di sicurezza, preferenza di misure alternative alla detenzione in OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) e in REMS (Residenza per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza), dimissioni per i già internati, obbligo di presa in carico e presentazione del Progetto Terapeutico Riabilitativo Individuale."

Il “PS stopOPG-REMS” nasce per decisone del Comitato nazionale stopOPG come ulteriore azione del Comitato a sostegno dei diritti delle persone internate o a rischio di internamento in OPG o in REMS.

 

Tutti possono scrivere al “PS stopOPG-REMS” ponendo domande, illustrando casi e relative problematiche, preferibilmente
       
  inviando una e-mail a:       oppure scrivendo a:
  primosoccorso@stopopg.it      

PS stopOPG-REMS
presso Associazione Antigone

Via Monti Di Pietralata n.16
00157 Roma

            fax 06233215489
               

 

Il “PS stop OPG-REMS” non offre direttamente assistenza legale o sociosanitaria ma fornisce prime informazioni e suggerimenti relativi all’assistenza legale e socio sanitaria per le persone internate o a rischio di internamento in OPG o in REMS e ai loro familiari, congiunti, amici, legali, associazioni di tutela.


 

Materiali:  
  Lettera di presentazione del servizio  
 

Testo Legge 81/2014 coordinato con DL 31 marzo 2014, n. 52

 
       

 

 

 

 

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MORIRE DI TSO

La morte di Andrea Soldi a Torino durante l’esecuzione di un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) è inaccettabile, al di là di eventuali responsabilità penali che spetta alla magistratura accertare. Una misura sanitaria voluta a garanzia del malato non può trasformarsi in un atto che conduce alla morte. La qualità del TSO - cioè proprio il modo in cui viene eseguito -  riguarda il rispetto dei diritti e della dignità della persona malata. Non può svolgersi come se fosse l’arresto di un criminale (che peraltro deve avvenire sempre nel rispetto dei diritti dell’imputato).

Il TSO non è ammesso, salvo i casi disciplinati dalla legge: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Da questo imperativo della nostra Costituzione (articolo 32) nasce il TSO psichiatrico. Fu la riforma Basaglia le Legge 180 del 1978, quando decretò la fine dei manicomi, che regolò le modalità di esecuzione di questa extrema ratio a tutela del malato. Fu pensato come misura limitata nel tempo e da eseguirsi con modalità ben precise a garanzia della libertà e dei diritti della persona, proprio per evitare gli abusi del ricovero coatto in manicomio. Questa norma di civiltà e progresso oggi è rispettata ? La tragica vicenda di Torino, che non è isolata, impone un’approfondita ed urgente verifica.

Per questo il Ministro Lorenzin non po’ accontentarsi di inviare gli ispettori a Torino.

Bisogna aprire subito un confronto sullo stato e sulla qualità dei servizi di salute mentale nel nostro Paese, sulle condizioni difficili in cui sono spesso costretti a lavorare gli operatori spesso in conseguenze dei tagli alla sanità, sulle buone e sulle cattive pratiche. Una situazione ben illustrata nella relazione conclusiva dell’ultima inchiesta parlamentare sulla salute mentale presentata al Senato dalla Commissione Sanità nel 2013. Bisogna parlare delle porte chiuse in troppo reparti psichiatrici (e in troppe strutture residenziali), bisogna parlare della contenzione, fenomeno diffusissimo come segnala il recente documento del Comitato Nazionale di Bioetica.

Per questo non bastano gli ispettori del Ministero: bisogna reagire contro tutto ciò che può farci arretrare ai tempi e alle pratiche del manicomio. La stessa chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) segnala un pericolo, per i ritardi con cui sta avvenendo (urge il commissariamento per le regioni inadempienti) e per l’idea di sostituire i vecchi Opg con i nuovi manicomi regionali, le REMS. Bisogna invece far emergere, valorizzare e diffondere le tante esperienze in cui la salute mentale si tutela con servizi aperti e accoglienti nel territorio, favorendo l’inclusione sociale e la vita nella comunità e non il ricovero in luoghi separati, sostenendo le famiglie dei malati troppo spesso lasciate sole. Insomma non c’è tempo da perdere, per evitare che altri possano morire di TSO, per garantire ad ogni cittadino che il trattamento sanitario, anche quando obbligatorio, è sempre davvero una misura a tutela della salute e mai può “violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Stefano Cecconi


CONTRIBUTI:

 

  • Se c’è una cosa buona
    di Lorenza Magliano ... leggi tutto

     
  • Andrea Soldi, ennesima vittima di un sistema fondato sul rifiuto delle persone con sofferenza mentale
    di Girolamo Digilio  ... leggi tutto

     

  • Psichiatria e disagi, più fondi e risposte
    di Emilio Lupo ... leggi tutto

     

  • Il TSO e lo stato dei servizi di salute mentale in Italia
    di Vito D'Anza ... leggi tutto

     

  • Luigi Manconi, presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, sugli ultimi due casi di morte per TSO
    intervista su Radio Radicale ... ascolta ora

     

  • Lettera aperta di UNASAM al Ministro della Salute Lorenzin
    di Gisella Trincas ... leggi tutto
     
  • Lettera aperta sulle “Morti per TSO”
    di Luigi Benevelli
      .. leggi tutto

     

  • L’omicidio di Andrea Soldi.
    di Galileo Guidi  ... leggi tutto

 

E’ morto Bruno Benigni, maestro di giustizia sociale e diritti

Ciao Bruno.

Bruno era una bella persona, a cui in tanti volevamo bene e a cui siamo grati per l’esempio che ci ha dato, con il suo impegno politico onesto e disinteressato. Era da oltre 50 anni impegnato nella Politica, in quella di partito e nel sindacato, dentro e fuori le Istituzioni: in quella buona, che intende risolvere i problemi delle persone, garantire i diritti, costruire una società più giusta. Ha svolto il suo impegno con passione, competenza e una dote sempre più rara: quella di approfondire i problemi; non li ha mai affrontati con slogan o comode scorciatoie. Il suo era un impegno sempre alla ricerca di una soluzione possibile. Non si accontentava di “agitare” i problemi sociali, ne cercava la soluzione. E contemporaneamente guardava oltre i limiti delle apparenti possibilità. Si pensi al suo lavoro per affermare il diritto alla salute mentale – prima e dopo la chiusura dei manicomi - e alla salute in carcere. Negli ultimi anni ricordiamo il suo contributo per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Montelupo Fiorentino in primis) e l’adesione al comitato stopOPG. Ci mancherà Bruno, ci mancheranno i suoi consigli e le sue provocazioni, il suo rigore politico e morale. Il vuoto che lascia è grande: il modo migliore che abbiamo per ricordarlo ed essergli riconoscenti è quello di continuare le sue battaglie per una società più umana e fraterna.

Stefano Cecconi - CGIL nazionale, comitato stopOPG

 

 

“Tutti abbiamo un debito con Bruno Benigni. La sua è stata una vita dedicata alla riforma sanitaria come diritto fondamentale scritto nella Costituzione ma da realizzare con azioni quotidiane. La sua formazione era lontana dal massimalismo, ma era fortemente determinato a raggiungere gli obiettivi individuati come giusti. Così è stato per l’ultima sua fatica, quella dedicata alla chiusura degli Opg. Le sue relazioni e i suoi documenti sono state la base per l’iniziativa specialmente in Toscana. Non ha mollato di un millimetro e non ha fatto sconti a nessuno, tanto meno a chi apparteneva alla sua storia.Abbiamo il dovere di riprendere con maggiore forza e determinazione la battaglia per la chiusura di Montelupo, dedicando proprio a lui il raggiungimento dell’obiettivo".

Franco Corleone - Garante Diritti dei Detenuti della Regione Toscana


 

Non si deve morire di TSO

 

La morte di Andrea Soldi a Torino durante l’esecuzione di un Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) è inaccettabile, al di là di eventuali responsabilità penali che spetta alla magistratura accertare. Una misura sanitaria voluta a garanzia del malato non può trasformarsi in un atto che conduce alla morte. La qualità del TSO - cioè proprio il modo in cui viene eseguito -  riguarda il rispetto dei diritti e della dignità della persona malata. Non può svolgersi come se fosse l’arresto di un criminale (che peraltro deve avvenire sempre nel rispetto dei diritti dell’imputato).

Il TSO non è ammesso, salvo i casi disciplinati dalla legge: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Da questo imperativo della nostra Costituzione (articolo 32) nasce il TSO psichiatrico. Fu la riforma Basaglia le Legge 180 del 1978, quando decretò la fine dei manicomi, che regolò le modalità di esecuzione di questa extrema ratio a tutela del malato. Fu pensato come misura limitata nel tempo e da eseguirsi con modalità ben precise a garanzia della libertà e dei diritti della persona, proprio per evitare gli abusi del ricovero coatto in manicomio. Questa norma di civiltà e progresso oggi è rispettata ? La tragica vicenda di Torino, che non è isolata, impone un’approfondita ed urgente verifica.

Per questo il Ministro Lorenzin non po’ accontentarsi di inviare gli ispettori a Torino.

Bisogna aprire subito un confronto sullo stato e sulla qualità dei servizi di salute mentale nel nostro Paese, sulle condizioni difficili in cui sono spesso costretti a lavorare gli operatori spesso in conseguenze dei tagli alla sanità, sulle buone e sulle cattive pratiche. Una situazione ben illustrata nella relazione conclusiva dell’ultima inchiesta parlamentare sulla salute mentale presentata al Senato dalla Commissione Sanità nel 2013. Bisogna parlare delle porte chiuse in troppo reparti psichiatrici (e in troppe strutture residenziali), bisogna parlare della contenzione, fenomeno diffusissimo come segnala il recente documento del Comitato Nazionale di Bioetica.

Per questo non bastano gli ispettori del Ministero: bisogna reagire contro tutto ciò che può farci arretrare ai tempi e alle pratiche del manicomio. La stessa chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (Opg) segnala un pericolo, per i ritardi con cui sta avvenendo (urge il commissariamento per le regioni inadempienti) e per l’idea di sostituire i vecchi Opg con i nuovi manicomi regionali, le REMS. Bisogna invece far emergere, valorizzare e diffondere le tante esperienze in cui la salute mentale si tutela con servizi aperti e accoglienti nel territorio, favorendo l’inclusione sociale e la vita nella comunità e non il ricovero in luoghi separati, sostenendo le famiglie dei malati troppo spesso lasciate sole. Insomma non c’è tempo da perdere, per evitare che altri possano morire di TSO, per garantire ad ogni cittadino che il trattamento sanitario, anche quando obbligatorio, è sempre davvero una misura a tutela della salute e mai può “violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Stefano Cecconi

 

 

Stefano Cecconi
CGIL Nazionale - Responsabile nazionale Politiche della Salute, Non Autosufficienza, Terzo Settore, Dipendenze (co-Osservatorio Contrattazione Sociale)

Chiusura Ospedali Psichiatri Giudiziari:bene dichiarazioni sottosegretario De Filippo su commissariamento Regioni inadempienti.

 

stopOPG lo chiede da tempo: il commissariamento è necessario per assicurare le dimissioni e il trasferimento delle persone ancora internate a tre mesi dalla scadenza fissata dalla legge, e chiudere uno alla volta tutti gli Opg. Ma il commissariamento non serve solo a superare i ritardi nella chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari: deve occuparsi dell’attuazione integrale della Legge 81/2014. La nuova legge, infatti, non si limita a far chiudere gli Opg. Costruisce l’alternativa, seguendo la strada della legge 180 che ha chiuso i manicomi: prevede siano presentati dalle Regioni, tramite le Asl, progetti individuali di cura e riabilitazione per adottare misure alternative alla detenzione nelle Rems (le strutture regionali che stanno sostituendo gli Opg), su cui si pronuncia la magistratura. Perciò stopOPG sostiene il commissariamento e continua la sua mobilitazione: per chiudere davvero gli Opg = più servizi di Salute Mentale e non Rems. (p. stopOPG: Stefano Cecconi)

Speciale VIII FORUM SALUTE MENTALE

Concluso l'VIII° Forum Nazionale Salute Mentale

a Pistoia si è visto il mare... Vito D'Anza nuovo portavoce

Vito D’Anza, psichiatra direttore del DSM Asl 3 di Pistoia eletto nuovo portavoce del Forum. Giovanna Del Giudice, portavoce storica, una dei fondatori del Forum, passa il testimone (ma non abbandona !!)

 

All’ VIII Forum nazionale del ‘Forum Salute Mentale’ si è ripetuto il miracolo. A Pistoia si è visto il mare. Sì, una marea di proposte, idee, orizzonti di senso, di persone, di passione per l’umano, di slancio e di futuro per una società senza muri. Una società senza recinti mentali o murali. Si è assaporata e condivisa una proposta di salute mentale che squarci il telo di paura, indifferenza, pregiudizio che ‘avvolge’ inchiodandoli nella diversità e distacco, i cosiddetti ‘matti’. Si è parlato di una società che sappia restituire e coniugare il valore del Diritto nel diritto delle persone dentro le loro unicità di vita. Si è respirata la politica alta, ovvero quella a ’servizio’ della persona. di Gianluca Monacelli (Fonte: la terra è blu)

 

Documento Cgil e Fp Cgil:  “la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e il Lavoro per la Salute Mentale”
La battaglia per chiudere  davvero gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari coinvolge direttamente chi lavora per la Salute Mentale. Aver scongiurato l’ennesima proroga alla chiusura degli OPG italiani è un successo della mobilitazione di tante persone e associazioni, e senza dubbio del comitato stopOPG di cui Cgil e Fp Cgil sono promotori. Sappiamo bene che la chiusura degli Opg sarà graduale ma niente ora può e deve fermarla. Chiudere gli Opg davvero sarà una vittoria per tutti. Prima di tutto, è chiaro, per le persone che hanno subito e subiscono l’internamento, ma è una grande vittoria anche per gli operatori degli Opg e dei servizi di salute mentale. Il documento congiunto di CGIL e FP CGIL mette al centro il ruolo e il valore del lavoro come contributo decisivo alla mobilitazione per la chiusura degli Opg e il superamento della logica manicomiale e per il potenziamento dei servizi socio sanitari, a partire da quelli di salute mentale ...leggi il documento CGIL - FP CGIL

Breve resoconto del Forum “Continuiamo a volare alto" (di Anita Eusebi) ...leggi tutto
altri contributi:
Verso il Forum Salute Mentale di Pistoia (di Luigi Benevelli) ...leggi tutto
Verso Pistoia. Riaccendere le luci sui servizi (di Gloria Gaetano) ...leggi tutto

REPORT INCONTRO stopOPG Sottosegretario alla Salute Vito DE FILIPPO

Chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, stopOPG ha incontrato il Sottosegretario De Filippo.

Commissariare Regioni inadempienti, insistere con Magistratura e Servizi per progetti di cura senza misure detentive, applicando bene la Legge 81/2014.
Il 17 giugno, a Roma presso il Ministero della Salute, si è svolto l’incontro tra il Comitato nazionale stopOPG e il Sottosegretario alla Salute on. Vito De Filippo (Presidente dell’Organismo di Coordinamento del processo di superamento degli Opg). Per stopOPG erano presenti: Stefano Cecconi, Denise Amerini, Franco Corleone, Patrizio Gonnella, Girolamo Digilio.
Nella prima parte dell’incontro il Sottosegretario De Filippo ha riepilogato la situazione, che a breve verrà ripresa nella IV Relazione al Parlamento.

In sintesi, come stopOPG:

  • Abbiamo confermato il giudizio positivo sulla decisione del Governo di non concedere proroghe alla scadenza del 31 marzo 2015 per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
  • Denunciamo che a distanza di oltre due mesi gli Opg non sono stati ancora chiusi: almeno 300 persone restano rinchiuse nei 5 Opg “superstiti” (Barcellona Pozzo di Gotto, Aversa, Napoli, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia) e quasi 250 persone sono rinchiuse nell’Opg di Castiglione delle Stiviere, che cambiando targa (in Rems), è diventato un “neomanicomio”. Nelle otto Rems sinora attivate nelle altre regioni vi sono meno di 100 persone.
  • Abbiamo chiesto che le Regioni che non hanno ancora accolto i loro pazienti siano immediatamente commissariate, per assicurare le dimissioni e il trasferimento delle persone internate. Il Commissariamento è indispensabile per superare i ritardi nella chiusura degli Opg e per l’attuazione integrale della Legge 81/2014. La nuova legge infatti non si limita a far chiudere gli Opg: per garantire cura e assistenza alle persone privilegia progetti individuali con misure alternative alla detenzione in Opg e in Rems; misure e progetti che il Ministero della Salute è tenuto a monitorare e a sollecitare. Perciò le risorse assegnate per la chiusura degli Opg devono essere sbloccate e spostate ai servizi socio sanitari, quelli di salute mentale in particolare. In questo senso le stesse Rems “transitorie” potranno e dovranno essere riconvertite.
  • Va organizzato, come si è fatto a livello nazionale, anche nelle singole regioni un coordinamento tra i diversi “attori” (Regioni/Asl, Magistrature) chiamati ad attuare la legge 81/2014. Una buona legge che, privilegiando le misure non detentive, rivedendo la pericolosità sociale e ponendo fine ai cosiddetti “ergastoli bianchi”, costituisce un importante passo in avanti nel faticoso processo di superamento degli Opg.
  • Abbiamo chiesto un confronto sui regolamenti adottati nelle Rems: che devono essere “visitabili ed accessibili”, organizzate e  gestite nel riconoscimento dei diritti delle persone assistite e degli operatori (ai quali non possono essere richieste funzioni di “custodia” ma solo di cura), senza segregazione, senza utilizzo di mezzi coercitivi, con la presa in cura globale di ogni persona da parte dei servizi del territorio, e in un rapporto costante con la magistratura per rendere transitorio l'internamento (come recita la legge 81).
  • È indispensabile il ruolo – e la necessaria collaborazione con i servizi – della Magistratura nel dare attuazione alla nuova legislazione. Ad esempio le prime informazioni segnalano un diffuso ricorso a misure di sicurezza provvisorie nelle Rems, strutture detentive, che rischiano di diventare soluzione prevalente anziché essere residuale come vorrebbe la ratio della norma. Ciò implica un azione decisa anche del Ministero della Giustizia.
  • In questa situazione, il Comitato stopOPG ha confermato la mobilitazione lanciata con l’Appello Chiudere davvero gli Ospedali Psichiatrici Giudiziarii = più Servizi per la salute mentale e non Rems

Lettera StopOPG a Sottosegretario alla salute on. Vito De Filippo

Al Sottosegretario alla Salute on. Vito De Filippo
Presidente dell’Organismo di Coordinamento del
processo di superamento degli OPG (D.M. Salute 26.6.2014)

 

 

Gentile Sottosegretario,

abbiamo apprezzato la decisione del Governo di non concedere proroghe alla scadenza del 31 marzo 2015 per la chiusura degli OPG, che però a tutt’oggi non sono stati chiusi. Mentre non è chiaro in che modo i diversi “attori” (Regioni/Asl, Magistrature) stiano attuando la legge 81/2014. In questa situazione, come Le è noto, il Comitato stopOPG ha rilanciato una nuova mobilitazione, vedi: http://www.stopopg.it/node/1239.

Visto che, nonostante ripetuti tentativi, non siamo ancora riusciti a fissare l’incontro per fare il punto sulla chiusura degli OPG, Le proponiamo di concordare un incontro.

 

 

Cordialmente p. Il comitato nazionale stopOPG
Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Patrizio Gonnella

Chiusura Ospedali Psichiatrici Giudiziari, stopOPG risultato di una mobilitazione che proseguirà.

 

COMUNICATO STAMPA

 

1 aprile 2015 - Comunicato stopOPG

Oggi celebriamo una tappa fondamentale, che sarà ricordata come un passo avanti nella direzione dell'affermazione e del riconoscimento dei diritti e della cittadinanza di uomini e donne fino ad ora esclusi.
La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari senza alcuna proroga è un risultato della grande mobilitazione del comitato stopOpg, di cui la Cgil fa parte. Mobilitazione che proseguirà, perché chiudere gli Opg non basta: dobbiamo costruire un'alternativa". Queste le parole del dirigente sindacale della Cgil nazionale e tra i promotori di stopOpg Stefano Cecconi, a margine dell'iniziativa sul superamento degli Opg in corso a Palazzo Giustiniani, che vede la partecipazione, tra gli altri, del Presidente del Senato Pietro Grasso, della Presidente della Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, Emilia Grazia De Biasi, di  Vito De Filippo, sottosegretario di Stato per la salute, del ministro della Giustizia Andrea Orlando e del viceministro Enrico Costa. "La  svolta positiva a cui si è arrivati ieri - continua Cecconi - apre un nuovo percorso: si avvia finalmente il graduale trasferimento delle persone internate negli Opg ai servizi esterni, e le regioni che non hanno rispettato i tempi previsti e che stanno rallentando la chiusura possono e devono essere commissariate". Il promotore del comitato sottolinea che "chiudere gli Opg non è sufficiente: bisogna ridurre drasticamente le Rems (Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, di fatto 'mini Opg') e investire risorse e personale nei servizi socio sanitari e di salute mentale nel territorio". "Per completare la riforma Basaglia, porre finalmente fine alla logica manicomiale e restituire a tutti dignità e cittadinanza - conclude Cecconi - occorre spostare gli interventi dalle strutture ai percorsi di cura e di inclusione sociale".

Comunicato stampa stopOPG 1.4.2015

La Rems toscana, secondo quanto stabilito da una delibera della Giunta, si farà presso il carcere di Sollicciano "Mario Gozzini", con un numero spropositato di posti che ostacolerà le dimissioni e la prevenzione degli internamenti. Pessima soluzione: si va di male in peggio: dall’Opg al Carcere-Opg.

Per quanto riguarda la Lombardia, l'Opg di Castiglione rimane aperto,  con 160 posti tra cui vi saranno anche internati provenienti da altre regioni. In queste situazioni serve il commissariamento.

Come abbiamo sempre sostenuto, è evidente che le Rems NON sono la soluzione per superare gli Opg ma una loro prosecuzione.

E, come nei casi toscano e lombardo, nemmeno sotto mentite spoglie. La mobilitazione continua.

 

P. stopOpg: S. Cecconi, F. Corleone, G. Del Giudice

Psichiatria democratica: Dall’opg al carcere: non è così che si chiude Montelupo

COMUNICATO STAMPA

 

Dall’opg al carcere: non è così che si chiude Montelupo

Al peggio, come noto, non c’è fine. Se eravamo stati facili profeti nel denunciare, con largo anticipo, che il 31 marzo 2015 l’opg di Montelupo non avrebbe chiuso, nemmeno per gli internati toscani, non potevamo certo immaginare che, a due giorni dalla scadenza di legge, al termine di un grottesco “gioco dell’oca”,  la Giunta Regionale avrebbe deliberato di costituire la REMS a vigilanza rafforzata, presso il carcere Mario Gozzini di Firenze comunemente noto come Solliccianino perché limitrofo al più conosciuto e grande Sollicciano !

Perché di questo si tratta: dopo una serie di annunci regolarmente disattesi che individuavano la localizzazione della struttura destinata alla misura di sicurezza detentiva prima a S. Miniato (da realizzare ex novo), poi a Empoli ( ristrutturazione del locale carcere), poi a Massa Marittima (idem), quindi a Pistoia e  infine a Firenze – in diverse localizzazioni tutte rapidamente cassate – ecco la trovata che ha messo tutti d’accordo - amministratori regionali e locali, magistratura e PRAP: la REMS si farà presso il carcere Mario Gozzini, utilizzando una parte dell’istituto che già ospita detenuti a custodia attenuata o in semi-libertà ed è a tutti gli effetti  una struttura penitenziaria;  né rassicura il fatto che venga disposto un “tavolo e un cronoprogramma” per l’adeguamento del Gozzini alle nuove esigenze.

Anche per le strutture non detentive c’è stato un analogo balletto: fatte salve le già esistenti Le Querce e Aulla, altre sono state via via individuate  a Bibbiena, a Lastra a Signa, a Firenze per poi ripiegare su Volterra, Abbadia S. Salvatore e Arezzo.

 Va inoltre sottolineato che, comunque, per nessuna delle strutture  destinate ad accogliere i 48 internati toscani sono certi i tempi di realizzazione e di trasferimento.

Tutte queste incertezze sono più che sufficienti  per ribadire il giudizio negativo ripetutamente espresso da Psichiatria Democratica sulla incapacità della Regione Toscana di gestire, politicamente, una così importante scadenza di legge (e in tre anni avrebbe avuto tutto il tempo di farlo).

Abbiamo parlato di “gioco dell’oca” perché del Gozzini per gli internati di Montelupo già si era parlato nel 2010, in un contesto di riforma ben diverso da quello prospettato, oggi, dalla legge 81/2014: una sistemazione all’epoca plausibile, sia pure con qualche riserva, ma oggi improponibile e a nostro avviso contraria allo spirito della legge non fosse altro perchè appare piuttosto improbabile realizzare una struttura che la legge prevede di tipo “sanitario” in un contesto fortemente connotato in senso detentivo come il Gozzini.

Alla luce di questi fatti, come Psichiatria Democratica, respingiamo questa ipotesi di Rems auspicando che altrettanto faccia il Ministero provvedendo di conseguenza al commissariamento della Regione.

Arezzo/Napoli 31.3.2015

                                                                                              PSICHIATRIA DEMOCRATICA

31 marzo 2015, chiudono per legge gli Opg,

 

le più violente ed insensate istituzioni totali del nostro paese:

una tappa del cammino per affermare i diritti di uomini e di donne finora esclusi

 

Nessuna proroga è stata concessa alla data di scadenza per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

E’ un risultato positivo, dovuto alla grande mobilitazione del Comitato stopOPG. Per questo un grazie particolare va a quanti - e sono tanti ! -  hanno partecipato alla “staffetta del digiuno: per chiudere gli Opg senza proroghe e senza trucchi”.

Ma decisivo è stato anche l’atteggiamento del Governo che ha respinto le richieste di proroga, in particolare per l’impegno del sottosegretario De Filippo, e l’esistenza della Legge 81, approvata in Parlamento a fine maggio 2014, con il ruolo trainante della Commissione Sanità del Senato.

Il 31 marzo 2015 è una tappa fondamentale nella strada dell'affermazione dei diritti e cittadinanza di uomini e di donne finora esclusi. Ma non ci si deve fermare alla chiusura degli istituti e si deve continuare nel percorso di contrasto alle Rems.

Dopo questa data si apre una fase carica di speranze ma anche di preoccupazioni e di rischi.

Intanto vanno commissariate subito le regioni che non si sono fatte carico delle persone internate dei loro territori.

Va intensificato e completato con le dovute attenzioni per ogni paziente, il trasferimento di oltre 700 persone nei servizi esterni agli Opg, organizzare le dimissioni e privilegiare le misure alternative alla detenzione per evitare nuovi ingressi. Si potrà così rendere sempre più residuale la risposta  di internamento nelle Rems. Questa fase “transitoria” va utilizzata per ridurre drasticamente il numero di queste Residenze, sanitarie ma pur sempre inequivocabilmente detentive, indirizzando risorse e personale verso i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) e i servizi socio sanitari nel territorio. Anche per evitare categoricamente che gli operatori dei servizi svolgano funzioni di custodia come al tempo dei manicomi.

Purtroppo rimane ancora aperto l’ultimo ospedale psichiatrico, quello di Castiglione delle Stiviere: chiuderlo resta obiettivo necessario per evitare si ri-affermi una logica neomanicomiale.

Tutto ciò presuppone l’applicazione corretta della legge 81/2014, che ha spostato il baricentro degli interventi per il superamento degli Opg dalle strutture ai percorsi di cura e inclusione sociale per ogni persona.

Così come bisogna applicare il recente Accordo della Conferenza Unificata (Stato/Regioni/Comuni) che prevede protocolli di collaborazione tra Magistrature e Asl e l’obbligo di inviare i progetti di cura individuali e di dimissione al Ministero della Salute.

E’ evidente che serve una forte regia nazionale. È necessaria attenzione e vigilanza per garantire qualità  alle dimissioni delle persone ancora presenti negli Opg, per fornire indicazioni e sostegno, ove necessario, agli operatori dei DSM e agli operatori della giustizia nei nuovi percorsi di presa in carico, impedire soluzioni che non modifichino nella sostanza una cultura manicomiale di segregazione e di abolizione di diritto.

Dal 1 aprile inizia dunque un nuovo percorso: non solo per ridurre drasticamente le Rems che vanno considerate residuali, e attivare percorsi di cura nel territorio, ma per rivedere il codice Rocco che ancora mantiene i malati di mente autori di reato in un recinto speciale che li separa dagli altri cittadini. E per garantire il diritto alla salute e alle cure dei detenuti, troppo spesso oggi negato.

E’ un percorso impegnativo, i diritti si conquistano: servirà una partecipazione responsabile e un’altra mobilitazione.

p. stopOPG
Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Patrizio Gonnella, don Armando Zappolini

Giovanni Rossi: L'opg non è come il colesterolo


L'opg non è come il colesterolo
 di Giovanni Rossi

fonte: http://rossi-mantova.blogautore.repubblica.it/2015/03/30/lopg-non-e-come-il-colesterolo/

 

Il prossimo 31 marzo gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari devono chiudere. Finalmente non vi sarà nessuna proroga.

Chi, come il comitato Stopopg (vedi per la sua composizione www.stopopg.it) è nato per questo non può che rallegrarsene.

Il giorno successivo, il primo di una nuova fase, il film “il viaggio di Marco Cavallo” dentro gli OPG, verrà proiettato in Senato alla presenza del Presidente emerito Giorgio Napolitano, che in prima persona ha voluto la chiusura di questi luoghi “indegni di un paese appena civile”.

Non ci sarà nessun effetto acceso/spento perchè in quelle strutture obsolete e nocive per la salute, sono comunque accolte persone fragili, gli internati, e persone meno fragili, gli operatori, che hanno diritto, i primi, a programmi individuali di cura e risocializzazione, i secondi, a programmi formativi e di ricollocazione professionale. Il processo di chiusura si realizzerà attraverso la messa in pratica dei programmi terapeutici individuali.

Non tutte le regioni hanno condiviso e messo in pratica le prescrizioni di legge : 1) un progetto terapeutico e di risocializzazione per ogni proprio internato; 2 ) risorse aggiuntive ai dipartimenti di salute mentale; 3) attivazione di un numero limitato di posti residenziali (r.e.m.s.) dove possa essere messa in atto la misura di sicurezza detentiva nei, pochi, casi che dovessero essere così sanzionati da un giudice. Per questo alcune richiano il commissariamento.

Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari che devono chiudere sono sei. In cinque prevale il Giudiziario, sono di fatto carceri. Il sesto, Castiglione delle Stiviere, esegue la detenzione per mezzo di un Ospedale Psichiatrico.

Questa differenza viene utilizzata dalla regione Lombardia per sostenere che il suo OPG sarebbe oltre l'OPG. Insomma secondo la Regione Lombardia, gli OPG sarebbero come il colesterolo. C'è quello cattivo – gli altri cinque – e quello buono – il suo.

Ma non è così. La legge dello scorso anno non prevede che possa esistere l'Ospedale Psichiatrico Buono.

E questo per una ragione molto semplice. La nocività dell'Ospedale Psichiatrico, oltre che documentata nella pratica, è stata scritta nero su bianco in una legge : la legge Basaglia.

In un certo senso possiamo affermare che la legge 81 del 2014, sancendo la chiusura degli OPG, completa la legge 180.

Così, se per la legge 180 la cura è di norma extraospedaliera, per la legge 81 la misura di sicurezza è di norma non detentiva.

Se per la legge 180 il trattamento sanitario obbligatorio (tso) deve comunque rappresentare l'estrema ratio e per questo viene sottoposto a vincoli di tempo, di luogo e di legittimità stringenti, analogamente l'estrema ratio della legge 81 è costituita dalla misura di sicurezza detentiva.

Lo scopo di questa misura dovrebbe, infatti, essere quello di eliminare/attenuare la pericolosità sociale attraverso la cura. Ma la cura delle malattie mentali, come sapiamo bene, è di norma extraospedaliera e volontaria.

Una prova ulteriore del fatto che la cura si basa sui progetti individuali e non sulle strutture, ci viene dalla prima applicazione della legge 81.

E' bastato chiedere un piano di trattamento individuale per scoprire che : a) più della metà degli internati in opg era già dimissibile (non più pericoloso); b) molti di coloro che non erano dimissibili lo erano per problemi psicopatologici più che per la pericolosità, e quindi in opg non avevano ricevuto la cura appropriata.

Una verifica illuminante circa il fatto che l'istituzione totale nuoce gravemente alla salute, non riuscendo né a dimetterti né a curarti, ti cronicizza. E' l'ergastolo bianco.

A questo punto possiamo chiederci, riprendendo don Ciotti : la verità illuminerà la giustizia?

Giustizia vorrebbe che, perchè l'acqua nell'opg non ristagni ma riprenda a scorrere, non venga chiusa con una diga di Rems ma si aprano tanti ruscelli quanti sono gli internati.

Servono dei buoni idraulici. Gli operatori della giustizia e quelli della salute lo sono?

Fino ad oggi è, purtroppo, indubbio che l'interazione tra giustizia e sanità, tra magistrati e psichiatri, sia stata fattore di internamento, spesso non necessario, in OPG.

Si entrava tanto per la mancata presa in carico nel DSM che per il ricorso autmatico alla misura di sicurezza detentiva.

Non si usciva semplicemente perchè non veniva presentato un progetto terapeutico, né veniva particolarmente sollecitato dal giudice.

Fortunatamente però le cose non andavano sempre così. Vi sono state anche interzioni maggiormente efficaci.

Secondo dati del Coordinamento interregionale sanità penitenziaria nel 2013 la regione con il maggior tasso di internamento era la Lombardia (più di 25 persone per milione) mentre altre come il Friuli e l'Emilia ne avevano meno della metà (meno di 10 per milione). Variabilità confermata anche dai dati aggiornati ad oggi. 8 friulani, 40 emiliano-romagnoli e ben 160 lombardi.

Le regioni considerate hanno alcuni caratteri comuni : sono tutte del nord, i loro assetti socio economici e di welfare sono simili. E' diversa, invece la cultura/organizzazione dei servizi sanitari e giudiziari. Tale diversità spiega perchè negli opg ci sia più del doppio di lombardi rispetto a emiliani e friulani.

In Lombardia l'OPG si configura come la RISPOSTA per un sistema di servizi molto difensivo, centrato sull'ospedale e sugli specialismi.

In Emilia si valorizzano le differenze tanto negli approcci culturali che in quelli organizzativi. Essendo allenati ad organizzare risposte integrate nelle reti territoriali, tale approccio viene esteso anche alle persone internate, la cui differenza viene, infine, valorizzata.

In Friuli si condivide in maniera sistemica l'esperienza basagliana che considera superabile, dopo aver chiuso l'ospedale psichiatrico, e messo in pratica il principio della cura extraospedaliera, anche il mancomialismo intrinseco in qualsiasi forma di coazione : dal trattamento sanitario obbligatorio alla misura di sicurezza in opg.

Purtroppo in Lombardia non sembra esserci alcuna consapevolezza del fatto che avere tanti lombardi in opg dipende da uno scadente, e non eccellente, modello culturale/organizzativo. Anzi si fa di tutto per mettere sulle spalle dell'internato la responsabilità del suo internamento. Lombrosianamente si dibatte se si tratti di cronicità pericolosa, o non piuttosto, di pericolosità cronica. Portatori di tale responsabilità non sarebbero più gli “schizofrenici” ma i “giovani disturbi di personalità associati a dipendenza patologica”.

Per questo, nella nuova fase che si apre, va posta con forza la questione della verifica dell'efficacia dei programmi adottati dalle singole regioni. Non può esistere un diverso trattamento in base alla regione di residenza. Tutti i cittadini italiani hanno diritto alla miglior cura disponibile. Nè può essere tollerato lo spreco di denaro pubblico per “grandi opere”, come si configura il progetto della regione Lombardia - radere al suolo e ricostruire più bello l'OPG di Castiglione delle Stiviere – la cui base culturale si rintraccia nell'alienismo ottocentesco (1800), e nemmeno nel migliore.

 

La parola di oggi è stopopg

 

Fatevi sentire

Opg: commissione Sanità a Castiglione delle Stiviere e a Barcellona P.d.G. Tour in Regioni per verifica percorsi superamento strutture

 

 

(ANSA) - ROMA, 6 MAR - Per verificare i percorsi di superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) previsti dalla normativa, la Commissione Sanità del Senato ha organizzato un tour in alcune regioni italiane. Dopo la visita di oggi all'Opg di Barcellona in provincia di Messina, la presidente della Commissione, Emilia Grazia De Biasi, guiderà una delegazione che si recherà lunedì 9 marzo all'ospedale di Castiglione in provincia di Mantova. Successivamente, si legge in una nota, la delegazione, composta anche dalle senatrici Nerina Dirindin e Paola Taverna, avrà, presso la Prefettura di Milano, una serie di audizioni con i soggetti interessati istituzionali e sociali.

Fra una settimana la scadenza per legge della chiusura degli OPG.

 

di Giovanna Del Giudice (Presidente Conferenza Basaglia) Chiediamo che questa data venga rispettata e che il Governo nomini un Commissario per le Regioni inadempienti. Sappiamo che questa data rappresenta prima di tutto l'indicazione di una direzione, senza via di ritorno, nel solco della Legge 180 e della Costituzione ma anche l'affrontamento di un processo difficile, complesso  e lungo per il superamento di una delle più violente ed arretrate istituzioni totali del nostro paese. Per il rafforzamento culturale, etico ed organizzativo dei dipartimenti di salute mentale. Per l'implementazione del dialogo e delle sinergie tra le istituzioni. Per la restituzione del "diritto alla responsabilità" alle persone con disturbo mentale. Verso la costruzione di garanzie e diritti per tutte e tutti.

Quattro giorni al 31 marzo: se necessario Governo commissari regioni

Quattro giorni al 31 marzo: se, come afferma con chiarezza il sottosegretario De Filippo, davvero si rispetterà la scadenza per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, il nostro Paese compie un altro passo in avanti per affermare diritti e cittadinanza a uomini e donne finora esclusi. Ma non basta chiudere gli OPG, come non bastò chiudere i manicomi, bisogna investire nei servizi del welfare, nel lavoro delle operatrici e degli operatori, nel volontariato e nella partecipazione, per costruire nelle nostre comunità risposte concrete al diritto alla cura, alla salute e all’inclusione sociale. Intanto la staffetta del digiuno di stopOpg continua …

p. stopOPG

Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice

Lettera stopOPG Abruzzo al Sindaco de L’Aquila (che ha espresso solidarietà per il digiuno)

 

Comitato stop OPG regione Abruzzo: CGIL, SPI Cgil, Associazione 180amici l'aquila-onlus, Altri Orizzonti, Associazione Percorsi Abruzzo, ARCI, C.O.S.M.A., ForumSaluteMentale, Cittadinanza Attiva-Tribunale del Malato, Coordinamento Centri Diurni, Psichiatria Democratica, UNASAM.

L'Aquila, 24 marzo 2015

 

 

Ringrazio il Sindaco Massimo Cialente per la sensibilità civica dimostrata nella dichiarazione di solidarietà all'iniziativa della staffetta del digiuno che dopo l'appello di noi promotori vede sempre più adesioni in tutte le regioni e nella nostra regione.

Le adesioni alla staffetta crescono. Il 31 marzo nella sede della CGIL insieme a me digiuneranno
Umberto Trasatti e Loretta Del Papa.

I promotori dell'appello: Stefano Cecconi (Cgil nazionale), don Luigi Ciotti (Gruppo Abele) Franco Corleone (Garante diritti dei detenuti Toscana), Adriano Amadei (Cittadinanzattiva referente salute mentale), Denise Amerini (Fp Cgil), Stefano Anastasia e Ivan Novelli (Società della Ragione), Cesare Bondioli (Psichiatria Democratica), Antonella Calcaterra (Camera Penale Milano), Enzo Costa (Auser nazionale), Vito D’Anza, Peppe Dell'Acqua (Forum Salute Mentale), Giovanna Del Giudice e Franco Rotelli (Conf. Permanente Salute Mentale nel Mondo), Antonio Gaudioso (Cittadinanzattiva), Maria Grazia Giannichedda (Fond. Basaglia), Patrizio Gonnella (Antigone), Fabio Gui (Forum Salute e Carcere), don Giuseppe Insana (Ass. Casa di Barcellona P.di G.), Elisabetta Laganà (Presidente Conf. Naz. Volontariato Giustizia), Aldo Mazza (Ed. Alphabeta Verlag), Anna Poma (coop. Con.Tatto), Fabio Ragaini (Grusol), Alessandro Sirolli (180Amici Aq), Gabriella Stramaccioni (Libera) Gisella Trincas (Unasam), Tiziano Vecchiato (Fondazione Zancan), don Armando Zappolini (Cnca)
chiedono di aderire comunicando il giorno/i giorni fino al 31 marzo 2015 per:
Chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), senza proroghe e senza trucchi “… luoghi indegni per un Paese appena civile” (G. Napolitano)

La data per la chiusura degli OPG si avvicina: il 31 marzo 2015 è la scadenza fissata dalla legge.Vogliamo essere sicuri che sarà rispettata. E che al loro posto non si apriranno nuove strutture manicomiali. Perciò continua la mobilitazione:

  • per far chiudere gli OPG al 31 marzo 2015 senza proroghe e senza trucchi
  • per la nomina di un Commissario per l’attuazione della legge 81/2014 sul superamento degli Opg
  • per fermare i nuovi ingressi e favorire le dimissioni, con buone pratiche per la salute mentale, una buona assistenza socio sanitaria nel territorio,
  • per evitare che al posto degli Opg crescano nuove strutture manicomiali (le cosiddette Rems: i “mini Opg” il cui numero può e deve essere invece drasticamente ridotto)

Il Comitato StopOpg Abruzzo ha espresso sempre dissenso sulle iniziative della Regione indirizzate fin dal precedente Governo Regionale alla progettazione e realizzazione di nuove strutture (previste ma non imposte dal comma 2 dell'articolo 3ter della legge 9/2012) in cui eseguire le misure di sicurezza in luogo degli attuali OPG.

Durante gli incontri del Tavolo Regionale su OPG e Salute Mentale abbiamo avuto certezza che la maggior parte dei concittadini ancora internati in OPG si trova nella condizione di ricevere progetti terapeutico-riabilitativi dei Centri di Salute Mentale, con conseguente disposizione di misure alternative all’internamento.

La proposta di StopOpg è sempre stata per situazioni abitative da distribuire nelle province a modello "gruppiappartamento" max 4-5 persone, inseriti in contesti di civile abitazione e con assistenza di personale qualificato delle Aziende Sanitarie, evitando qualsiasi forma di esternalizzazione. In questo senso l'abitare entra in percorsi riabilitativi sensati con inclusione socio-lavorativa e sistema di cura a responsabilità dei Centri di Salute Mentale per i dimissibili dagli OPG.

Il Comitato ha sottolineato sempre l'improrogabilità della presa in carico delle persone internate da parte dei Dipartimenti di Salute Mentale, ma questo continua ad avvenire con colpevole lentezza.

 

Alessandro Sirolli

 

24/3/2015 - Comunicato Conferenza Basaglia

Fra una settimana  la scadenza per legge della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. 

Chiediamo che questa data venga rispettata e che il Governo nomini un Commissario per le Regioni inadempienti.

Sappiamo che questa data rappresenta prima di tutto l'indicazione di una direzione, senza via di ritorno, nel solco della Legge 180 e della Costituzione ma anche l'affrontamento di un processo difficile, complesso  e lungo per il superamento di una delle più violente ed arretrate istituzioni totali del nostro paese. Per il rafforzamento culturale, etico ed organizzativo dei dipartimenti di salute mentale. Per l'implementazione del dialogo e delle sinergie tra le istituzioni. Per la restituzione del "diritto alla responsabilità" alle persone con disturbo mentale. Verso la costruzione di garanzie e diritti per tutte e tutti.

 

Giovanna Del Giudice
Presidente Conferenza Basaglia

Antigone: Il 31 marzo chiudono Opg, no a nuovi manicomi

761 gli internati, la metà è dichiarato dimissibile

 

Roma, 17 mar. (askanews) - Il prossimo 31 marzo scade il termine per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (O.P.G.), quelle strutture che il presidente Napolitano, valutando il lavoro della Commissione d' Inchiesta per l' Efficacia e l' efficienza del Servizio Sanitario nazionale già nel lontano 2012 definì "estremo orrore, inconcepibile in qualsiasi paese appena civile". "Da allora alcuni passi in avanti sono stati fatti, ma il quadro resta ancora incerto", spiega l' associazione Antigone nel rapporto annuale sulle carceri italiane. Ad oggi, sottolinea Antigone, si rilevano da un lato la riduzione del numero di internati in O.P.G., dall' altro l' inadempienza delle Regioni nel dare attuazione ai percorsi di presa in carico dei pazienti sul territorio, preferendo soluzioni "di comodo" che allontanano di fatto la definitiva chiusura degli O.P.G.
Per quanto riguarda la riduzione del numero di internati si è passati infatti dalle oltre 1200 persone internate nel 2012 alle 761 del 30 novembre 2014. La diminuzione del numero degli internati è lenta, ma costante. Sono dunque diminuite le presenze in O.P.G. mentre continuano ad aumentare gli ingressi (la media di ricoveri è di 77 a trimestre, praticamente un paziente al giorno).
In ogni caso degli oltre 750 internati, circa la metà è dichiarato "dimissibile", cioè andrebbe curato in strutture
alternative. In sostituzione degli attuali sei O.P.G. dovrebbero nascere entro il 31 marzo le R.E.M.S. (Residenze per l' esecuzione delle Misure di sicurezza), strutture sanitarie, con pochi posti letto (al massimo 20) e capillarmente diffuse sul territorio.
"Vogliamo essere sicuri che la scadenza fissata dalla legge sarà rispettata e che al loro posto non si apriranno nuove strutture manicomiali - chiede Antigone - Perciò continua la mobilitazione di molte organizzazioni sotto la sigla ' stop opg' per far chiudere gli OPG al 31 marzo 2015 senza proroghe e senza trucchi, per la nomina di un Commissario per l' attuazione della legge 81/2014 sul superamento degli Opg, per fermare i nuovi ingressi e
favorire le dimissioni, con buone pratiche per la salute mentale, una buona assistenza socio sanitaria nel territorio, per evitare che al posto degli Opg crescano nuove strutture manicomiali".

 

vedi anche http://www.osservatorioantigone.it/upload2/uploads/docs/cartella_stampa_Rapporto.pdf

 

 

Accordo Conferenza Unificata (26 febbraio 2015) Superamento OPG e cd “Regolamento REMS”

 

 

L’aumento degli ingressi in Opg dipende dalle scelte della magistratura, e dalla scarsa o assente collaborazione con i servizi delle ASL. Per questo è positivo che nell’Accordo in Conferenza Unificata 26.2.2015 per il “Regolamento delle Rems” (vedi allegato)  siano previsti Accordi tra Regioni/Asl e Magistratura, con l’obbligo di inviare i Progetti Terapeutico Riabilitativi anche per i nuovi ingressi al Ministero della Salute (vedi articolo 7).

 

 

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