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DocumentiReport dell'incontro Comitato Regionale VenetoComitato stampa Il prossimo 28 Maggio a Padova si terrà a Padova la presentazione del Comitato stopopg Veneto in un iniziativa pubblica alla quale abbiamo invitato anche la Regione Veneto.
- e' stata costituita una sezione "psichiatrica" di osservazione nel carcere di Verona , con 5 posti letto in cui i detenuti possono rimanere per un periodo massimo di un mese. Questa sezione dovrebbe monitorare le situazioni critiche, ovvero le condizioni di quelle persone che rischierebbero di finire impropriamente in opg. Non e' chiaro però se a seguito dell' osservazione, all' interno del carcere vengano poi attivati sostegni capaci di prevenire l'eventualità sopra indicata. Dagli Ospedali Psichiatrici Giudiziari ai manicomi privati ?La notizia è pubblica ( il sole 24 ore sanità del 7/4/2012): l'ultima bozza di decreto per applicare la nuova legge (9/2012) sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari stabilisce che le strutture residenziali in cui ricoverare gli attuali internati negli OPG potranno essere realizzate e gestite dalle Aziende sanitarie, tramite i dipartimenti di salute mentale (DSM), o dal privato sociale e imprenditoriale. Di male in peggio: avevamo già criticato la nuova legge sugli OPG (uno specifico articolo del decreto "svuota carceri"), perché invece di privilegiare la presa in carico degli internati da parte dei Dipartimenti di Salute Mentale con Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali, così da permettere l'effettiva costruzione di percorsi alternativi agli OPG, rischia di concentrare tutto sulla creazione di "miniOPG" in ciascuna regione, perpetuando la logica manicomiale, con il tragico binomio cura/custodia. Ora rischiamo addirittura il business, alimentato obbligatoriamente dalla spesa pubblica (dato che il ricovero è disposto dalla magistratura) e a pagare saranno le Asl (e lo Stato qualora sia prevista la vigilanza esterna). Mentre è inquietante l'idea che potrebbero essere soggetti privati a realizzare e gestire strutture detentive. Un disastro, uno stravolgimento di quello che doveva essere il processo di superamento degli OPG: chiediamo al Ministro della Salute la convocazione urgente dell'incontro, che pure aveva convocato e poi rinviato. Al Presidente della Conferenza delle Regioni, che abbiamo già incontrato, chiediamo un immediato intervento. Come auspichiamo una decisa azione del Ministro della Giustizia contro l'idea di privatizzazione degli opg che questa previsione contiene e che rischia di aprire un varco pericolosissimo per l' intero sistema penitenziario e giudiziario. Insistiamo, perché si proceda subito a finanziare, non ancora strutture manicomiali, ma i Progetti Terapeutico Riabilitativi Individuali, in modo da "svuotare" gli attuali OPG, destinando i finanziamenti previsti dalla legge 9/2012 (intanto i 93 milioni nel biennio per l'assistenza sanitaria) ai Dipartimenti di Salute Mentale. L'ordine del giorno (9/4909/ 31) approvato alla Camera, in occasione del voto sulla legge per l'emergenza carceri, impegna il Governo proprio in questa direzione Finché non cambierà finalmente la legge sull'imputabilità del "folle reo" e sulla "pericolosità sociale", senza una vera presa in carico dei Dipartimenti di Salute Mentale per offrire percorsi individuali di assistenza come prevedono sentenze della Corte Costituzionale, tutti (o quasi) gli internati saranno inevitabilmente trasferiti nelle nuove strutture manicomiali (ora perfino private !), dove la Magistratura continuerà a disporre l'esecuzione della misura di sicurezza. L'urgenza è certo quella di dare sollievo agli uomini e alle donne oggi internati negli attuali OPG, realtà indegne di un paese civile, ma bisogna farlo restituendo dignità e diritti di cittadinanza, non alimentando business o nuovi manicomi, che per loro natura impediscono la cura e la riabilitazione di persone malate. p. Comitato StopOPG CGIL CISL UIL SARDEGNA: NO ai miniOPG.Richiesta di incontro all'Assessore regionale su presa in carico dei cittadini sardi internati in OPG Verso il 31 marzo 2012: StopOPG anche in LombardiaCOMUNICATO STAMPA del Comitato Regionale StopOPG Lombardia 1500 persone, con diagnosi psichiatrica, in tutta Italia, donne e uomini nostri concittadini, autori di reato, sono oggi internate negli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Ciò consente a molti Dipartimenti di salute mentale (Dsm) e ai loro riferimenti sociali e comunitari di dimenticarne l’esistenza o addirittura di pensare che, nel frattempo, possano essere adeguatamente accuditi, curati, comunque custoditi: tanto per il loro ritorno non c’è mai fretta. Tutto questo è consentito dai Codici in vigore per cui una persona con diagnosi psichiatrica autore di reato è condannata non per il reato che ha compiuto (infatti non viene processata), ma per quello che è: folle e socialmente pericolosa. Ai Codici vanno aggiunte le culture scientifiche di quella parte di psichiatria forense che continua a dare una lettura semplificata della “capacità di intendere e di volere”, della”pericolosità sociale”, e a ignorare le acquisizioni dell’assistenza psichiatrica “civile” che ha mostrato la nocività del regime manicomiale e l’efficacia dell’intervento centrato sulla persona e le sue relazioni perché consente grandi possibilità di ripresa e di emancipazione. Milano, 28 marzo 2012 Costituzione del Comitato Regionale StopOPG ToscanaFirenze, 30 marzo 2012 Il Parlamento Italiano ha approvato la norma che dispone la chiusura dei 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG) presenti ed in funzione in Italia. Ospedali conosciuti come “manicomi criminali”, dove sono internati circa 1300 cittadini, in condizioni talmente inaccettabili, che esigono un intevento forte, sollecitato anche dal Presidente Napolitano, che ha parlato di “estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici giudiziari, inconcepibile in qualsiasi paese appena, appena civile”. E' in considerazione di questo che i rappresentanti di:
hanno deciso di costituire IL COMITATO REGIONALE TOSCANO STOPOPG per sostenere la chiusura degli OPG, la presa in carico da parte dei Dipartimenti di salute mentale delle persone attualmente internate, lanciando anche in Toscana la campagna “UN VOLTO UN NOME”. Per il Comitato Stopopg Toscana
OdG Provincia e Comune dell’Aquila, approvato su proposta di StopOPG AbruzzoOdG Provincia e Comune dell’Aquila Seduta del Consiglio congiunto del 29.02.2012 in occasione della Giornata Nazionale della Salute Mentale Esito dell'incontro VII Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e Province Autonome del 29-2-2012
Conferenza delle Regioni e Ministero della Salute accolgono una proposta di stopOPG: viene istituita una commissione "politica" Stato Regioni che (su proposta dell'Assessore Lusenti: Emilia Romagna) non si limita a fissare i requisiti delle strutture previste dalla nuova legge ( 9/2012 art 3 ter) ma "accompagna" il processo di superamento degli OPG, composta da rappresentanti del Ministero della Salute e dagli Assessori alla Salute delle Regioni sedi di OPG (Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia, Toscana) e delle regioni Liguria, Puglia, Veneto.
Ora le Regioni designate dovranno comunicare direttamente al Ministero della Salute i nominativi dei propri rappresentanti regionali.
La nuova legge sugli OPG non è coerente con l’ ”ottimo compromesso” della legge 180di Girolamo Digilio StopOPG regionale Lazio: lettera alla Presidente della Regione, alla Commissione Consiglio Regionale e ai Direttori dei DSMIl Comitato regionale StopOPG del Lazio scrive Scientificamente parlando, l'ergastolo non ha (più) senso.di UMBERTO VERONESI La posizione nei confronti delle carceri del ministro della Giustizia, Paola Severino, orientata a restituire dignità alla condizione dei detenuti, mi trova pienamente allineato. Al di là delle singole misure contenute nel suo decreto “svuota carceri” (come l’innalzamento da 12 a 18 mesi della pena detentiva che può essere scontata ai domiciliari dal condannato), che trovo illuminate e ben motivate, credo che il suo grandissimo merito sia quello di aver dato il segnale chiaro che è ora di ripensare il nostro sistema carcerario. I metodi moderni sono volti al recupero e alla riabilitazione del detenuto, non alla sola punizione, magari unita all’umiliazione e alla perdita della dignità umana. Questa osservazione riporta all’attualità un tema che da tempo dibattiamo all’interno del movimento “Science for Peace” e che riguarda in primo luogo la pena di morte. La nostra convinzione è che andrebbe chiamata “assassinio di Stato”, perché uccidere un criminale è un modo per legittimare la violenza, e non può che creare una spirale negativa nella società. Ma esiste anche un’altra forma di pena di morte: l’ergastolo. Si chiama carcere “a vita”, ma, di fatto, è un modo per sopprimere la vita, perché il detenuto non è più una persona, ma la vittima di una lenta agonia, fino alla fine della sua esistenza. Per questo sono a favore dell’abolizione dell’ergastolo e per l’introduzione di un massimo di pena di 20-25 anni. Questa di “Science for Peace” è una posizione civile, ma soprattutto scientifica. Le più recenti ricerche hanno dimostrato che il nostro sistema di neuroni non è fisso e immutabile, ma è plastico e capace di rinnovarsi. Questo ci fa pensare che il nostro cervello non sia uguale a quello che era nei decenni precedenti. Vuol dire che il detenuto che teniamo rinchiuso in carcere oggi, non è la stessa persona che abbiamo condannato 20 anni fa. L’ergastolo si basa sulla convinzione che un criminale non sarà mai recuperabile, invece le neuroscienze ci dimostrano che si può riportare alla convivenza civile anche il più incallito dei delinquenti (ma ci vogliono anni). Su questo punto il nuovo film dei fratelli Taviani, Cesare deve morire, sembra darci ragione. Infatti un nutrito gruppo di carcerati dell’istituto romano di Rebibbia si rivela fatto di bravissimi attori cinematografici. Dotati, oltre che di un forte senso artistico, anche da umanissimi sentimenti. Conferenza nazionale Cresce il welfare, cresce l’Italia. Comunicato conclusivoRoma, 2 marzo 2012 Lo stato sociale non è beneficenza e neppure un lusso: il welfare è un potente antidoto al debito pubblico. Questo perché, tanto più in una fase di cisi come questa, risponde meglio e in modo mirato ai bisogni delle persone ed è economicamente più vantaggioso. Questo è il messaggio di sintesi che è stato lanciato da oltre 50 organizzazioni sociali che si sono ritrovate a Roma per la Prima Conferenza nazionale “Cresce il welfare, cresce l’Italia” che si è tenuta al Centro Congressi Frentani il 1 e 2 marzo. Nelle due giornate si sono succeduti oltre 200 interventi che hanno toccato varie tematiche, approfondite in sette sessioni di lavoro, dai livelli essenziali di assistenza sociale alle questioni della democrazia e della partecipazione, dall’integrazione socio-sanitaria al tema delle risorse. Proprio quest’ultimo aspetto ha catalizzato l’interesse di molti relatori: come rilanciare il welfare e allo stesso tempo sviluppare il nostro paese. Bloccare i tagli, definire i livelli essenziali e rilanciare le politiche sociali: queste sono state le richieste indirizzate al governo e alle istituzioni locali e regionali. I temi della delega fiscale e quello del Patto per la salute devono tradursi nella definizione delle risorse che devono restare disponibili per i livelli essenziali e per accelerare sull’integrazione socio-sanitaria e |
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