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OPG superamento"La riforma della sanità penitenziaria: il caso degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari- Esigenze etiche e giuridiche dell'Oltre"Pubblichiamo la Tesi di laurea di Michele Miravalle in Sociologia del diritto. Il 2 novembre il dott. Michele Miravalle ha scritto alla redazione di StopOPG.it: 'Lo scorso 24 ottobre ho concluso il mio appassionante percorso di studi universiatri discutendo una tesi di sociologia del diritto sul superamento degli OPG dal titolo "La riforma della sanità penitenziaria: il caso degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari- Esigenze etiche e giuridiche dell'Oltre". Michele Miravalle Firenze 7 ottobre 2011 - "La costruzione perseverante di un'alternativa all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario"Convegno organizzato dalla SRP "Le Querce" di Firenze In allegato il programma Dopo la risoluzione del Senato sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, continua la mobilitazione del Comitato STOP OPGLa risoluzione approvata dal Senato sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari è una nuova tappa del faticoso percorso per abolire definitivamente gli OPG, ma il traguardo non è stato certo raggiunto. in allegato il comunicato di StopOPG "Lombardia:verso il superamento degli OPG". Audio dei singoli interventiCastiglione dello Stiviere, 13 settembre 2011
Ascolta l'audio dei singoli interventi da: www.fp.cgil.lombardia.it Report della riunione del comitato StopOPG (8 settembre 2011)Roma, 08-09-2011. Alleghiamo il report della riunione con le decisioni del Comitato.
Iniziativa di StopOPG alla Festa nazionale della FP CGILPresentazione del libro
Ascolta l'audio degli interventi da www.radioradicale.it
"Senza Catene": l'orrore degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.StopOPG Sardegna Convegno Nazionale Ascolta l'audio delle Tavole rotonde (da radioradicale): - le proposte delle istituzioni e della società civile - i diritti umani e i diritti di cittadinanza - gli amministratori locali si confrontano sui temi di politiche sociali e sanitarie
in allegato il Programma dell'iniziativa Iniziativa pubblica - "Lombardia: verso il superamento degli O.P.G."Martedì 13 settembre 2011, presso Villa Brescianelli in via Campobasso 26, Castiglione delle Stiviere si svolgerà l' iniziativa pubblica dal titolo "Lombardia: verso il superamento degli O.P.G." promossa da FPCGIL Lombardia, FPCGIL Mantova, CGIL Lombardia e CGIL Mantova. In allegato il programma. Il dialogo di Marco Cavallo e il Drago con gli internati nell’OPG di Montelupo F."Un drago che mangia il cuore e brucia l’anima. Un cavallo azzurro di nome Marco, simbolo della libertà che ha sfondato le mura dei manicomi..." Guarda il video su Forum Salute Mentale
StopOPG: bene chiusura reparti decisi dalla Commissione Marino, ora aboliamoli“STOP OPG” plaude all’intervento della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, presieduta dal Senatore Marino, che ha disposto la chiusura di alcuni reparti negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari di Montelupo Fiorentino e Barcellona Pozzo di Gotto. È un intervento indispensabile, di fronte alle vergognose condizioni in cui sono costretti a vivere nostri cittadini internati e a lavorare gli stessi operatori. Ora non bisogna fermarsi ai casi più clamorosi: bisogna andare fino in fondo e abolire definitivamente gli OPG, aprendo la strada a progetti di assistenza individuali, che privilegiano il “territorio”, le “strutture leggere e il più possibile personalizzate”, al posto delle istituzioni totali. Trattamenti sanitari che, come affermano due sentenze della Corte Costituzionale e le norme sul superamento degli OPG, siano alternativi al ricovero e all’internamento e si svolgano nel territorio di residenza. Solo così, come si è fatto con i manicomi, affermeremo il rispetto alla dignità della persona, sancito come inviolabile dalla nostra Costituzione. OPG di Reggio Emilia. Lanciato un appello per la chiusuraL'ospedale psichiatrico giudiziario della città è sovraffollato.
15/07/2011. “Chiudiamo l’opg di Reggio Emilia”. È questo l’appello lanciato oggi dalla Società della ragione alla nostra città tramite un incontro, organizzato in Municipio, per sensibilizzare la cittadinanza in merito alle condizioni in cui versano gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e le persone in essi ospitate e chiedere l’adesione alla campagna nazionale “Stop Opg”.
In tutto il territorio nazionale, sono sei gli Opg rimasti in funzione. Uno di questi è nella nostra città. A farsi portavoce dei promotori è l’assessore comunale alle Politiche sociali Matteo Sassi: “Gli opg sono luoghi di custodia - ha detto Sassi - dove non ci sono le condizioni per curare ma neanche per garantire sicurezza alla collettività, poiché non sono in grado di attivare veri percorsi riabilitativi.
Rappresentano un buco nero del nostro ordinamento giudiziario: ci sono esempi che dimostrano che è possibile garantire il diritto alla cura attraverso altre forme e sappiamo che gli operatori degli opg condividono le nostre preoccupazioni”.
La struttura reggiana sarebbe, secondo i promotori, particolarmente punitiva: "L'Opg di Reggio è un carcere - spiega Gianluca Borghi della Società della ragione - E' collocata all’interno della Casa circondariale della Pulce, di cui costituisce un’ala, ed è quindi incompatibile con condizioni di cura e recupero".
Non solo: la struttura sarebbe sovraffollata: "E' stato creato per accogliere 132 persone - continua Borghi - ma oggi ne ospita 245 poiché, nonostante il suo bacino di utenza formale dovrebbe essere limitato a Emilia Romagna, Veneto e Marche, giungono a Reggio anche persone provenienti da Lombardia e Piemonte, per ragioni di mancanza di strutture”.
I modi di superare gli Opg, secondo i promotori della campagna, si conoscono già: "Le Ausl dovrebbero farsi carico delle persone ospitate in queste strutture - ha detto Stefano Cecconi della Cgil nazionale - Inoltre, è necessaria una modifica del codice penale affinché la detenzione non diventi una misura di sicurezza perpetuata a vita per mancanza di reti di recupero e reinserimento.
Attualmente, i sei opg presenti in Italia a servizio di tutto il territorio nazionale ospitano circa 1400 persone. Tra loro già 350 potrebbero essere dimessi, ma i progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati non sono ancora stati finanziati.
Convegno al Senato sugli OPG: l'intervento di Giovanna Del GiudiceConvegno organizzato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del SSN - Senato della Repubblica, giovedì 9 giugno 2011 Seminario: "Se questo è un ospedale. Le criticità degli OPG a tre anni dall’entrata in vigore del DPCM 1° aprile 2008: problematiche attuative della riforma della sanità penitenziaria; prospettive di modificazione legislativa della psichiatria giudiziaria". Psichiatria Democratica in audizione sugli OPG presso la Commissione d’inchiesta del SenatoIl comunicato stampa di Psichiatria Democratica Chiudiamo l’OPG di Reggio EmiliaIniziativa pubblica al Municipio di Reggio Emilia il 16 luglio 2011.
Come è possibile fare a meno degli OPGAdi Luigi Benevelli La scelta di chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari (opg) rappresenta oggi una sfida importante per il Parlamento e l’Amministrazione penitenziaria e la sfida più rilevante e inquietante per la psichiatria di comunità italiana e per tutto il servizio sanitario nazionale; dal suo esito, vale a dire se si riuscirà a realizzarla e come si riuscirà a realizzarla, dipenderanno i possibili nuovi assetti del Codice penale, la civiltà del sistema penitenziario, la qualità dell’assistenza psichiatrica pubblica nel nostro paese: ne sono segnale le affermazioni del presidente del Senato Schifani e le cautele del sen. Marino nell’occasione dell’incontro del 9 giugno scorso a Roma. Per una discussione utile bisogna decidere se e come modificare il Codice penale a proposito della misura di sicurezza e dell’imputabilità dei pazienti autori di reato (la sentenza n. 9163, 8 marzo 2005 delle Sezioni Penali riunite della Corte di Cassazione ha mostrato quali e quanti disastri provoca il mantenimento del regime della non-imputabilità e la sua estensione). Ma bisogna pensare a quali indicazioni dare circa i luoghi e i titolari della cura. Lo scandalo degli OPGdi Maria Grazia Giannichedda su “il manifesto” del 15/06/2011 Solo la Commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale e i Presidenti della Repubblica e del Senato avevano visto integralmente il filmato di mezz'ora che il 9 giugno ha aperto il convegno sugli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) ed è rimbalzato in quasi tutti i telegiornali della sera. Corpi sformati, persone disperate, spazi angusti, gabinetti rotti, letti di contenzione, storie di soprusi e violenza, non raramente di morte fisica, sempre di incuria e morte civile: le visite a sorpresa negli Opg, effettuate nei mesi scorsi dalla Commissione presieduta da Ignazio Marino, hanno documentato una situazione atroce e nota. Infatti c'era tensione palpabile ma nessuna sorpresa nel pubblico convocato a Palazzo Giustiniani, un centinaio di addetti ai lavori tra responsabili sanitari e penitenziari degli Opg, giudici di sorveglianza, dirigenti di dipartimenti di salute mentale e dell'amministrazione penitenziaria, esponenti di quel mondo associativo che da decenni presidia la questione Opg e da qualche mese ha aperto una nuova campagna per l'abolizione di questi istituti (www.stopopg.it).
Alla fine del lungo dibattito, un'ovvia unanimità su alcuni punti: chiudere questi Opg, intervenire sui canali che li alimentano, utilizzare gli strumenti giuridici e le risorse da tempo disponibili per ricollocare all'esterno la gran parte delle persone internate e prendersi cura di loro. Era però assai difficile allontanare la sensazione che oggi nessuna autorità, dai ministri di sanità e giustizia agli assessori regionali (tutti assenti), abbia la volontà e la forza di rendere meno intollerabile, nel nostro paese, la distanza tra ciò che le leggi consentono e prescrivono e ciò che le istituzioni pubbliche fanno e non fanno. Per questo è così importante far uscire la questione Opg dalle stanze degli addetti e includerla nell'agenda che i cittadini devono costruire sia per cambiare il governo che per cambiare la cultura di gran parte della classe politica su questioni che riguardano le libertà di tutti e i fondamenti della democrazia anche se toccano gruppi ristretti e istituzioni marginali. Gli opg sono sei (a Castiglione delle Siviere, vicino a Mantova, Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Aversa, Napoli e Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina) e ci sono più di 1500 persone internate. Mai negli ultimi trent'anni era stata raggiunta questa cifra, anzi per tutti gli anni'90 gli internati erano stati meno di 1000. La crescita attuale è l'esito di diversi fattori: nasce certo dalle politiche recenti di crescita della carcerazione da un lato e impoverimento dei servizi sanitari e sociali dall'altro, ma è anche il frutto dell'aver lasciato a se stesso, com'è nel costume politico italiano, il processo di riforma degli Opg messo in opera sia dalla Corte Costituzionale che da diversi decreti di attuazione delle norme sul Servizio sanitario nazionale. Con una ventina di sentenze emesse in gran parte dopo la legge 180, la Consulta ha infatti cancellato alcuni degli automatismi più aberranti del Codice Rocco che nel 1932 aveva disegnato gli Opg, è intervenuta sui canali di alimentazione di questi istituti e sui meccanismi di uscita. Queste sentenze, insieme alla legge 180 e alle norme sul passaggio della sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, hanno creato da tempo le condizioni per ridurre i nuovi ingressi e portare a poche centinaia il numero degli internati. Invece gli internati crescono, e le aberrazioni giuridiche continuano anche quando la legge consente di evitarle. Un esempio: 380 internati sono trattenuti illegalmente. Si tratta di persone che hanno concluso la misura di sicurezza e sono state dichiarate non più «pericolose», eppure il giudice rinnova la misura perché i servizi di salute mentale non vogliono o dicono che non possono prendersi cura di questi loro cittadini, oppure non rispondono alla lettera del magistrato, il quale pigramente rinnova la misura. Il Comitato Stop Opg ha chiesto di conoscere la geografia di questi internamenti illegali per poter contattare le Asl, offrire collaborazione e suggerire le modalità di accesso ai fondi, che la metà delle regioni neppure hanno chiesto, per costruire progetti individualizzati di riabilitazione.
Quanta parte degli internati attuali avrebbe potuto evitare l'Opg se i servizi di salute mentale, i giudici di sorveglianza, i poliziotti e i magistrati si fossero messi a lavorare insieme, caso per caso, utilizzando, come si fa in alcune Asl e regioni, le leggi e le risorse esistenti? Bisogna ricominciare a chiedere conto dei «crimini di pace», come li chiamava Franco Basaglia, che oggi fanno più rabbia perché sappiamo cos'altro si potrebbe fare e invece ci ritroviamo a essere ancora testimoni dell'illegalità, della violenza e della morte amministrate dalle istituzioni democratiche in nome della cura e della protezione. Report Convegno al Senato sugli Ospedali Psichiatrici Giudiziari10-06-2011. Si è svolto ieri 9 giugno il convegno sugli OPG, organizzato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale presieduta dal senatore Ignazio Marino, al quale è intervenuto anche il Presidente del Senato Renato Schifani. E’ stato proiettato il video (nella sconvolgente versione integrale), che testimonia le drammatiche condizioni di vita all’interno degli OPG, girato in occasione delle ispezioni senza preavviso compiute dalla Commissione. Quindi, dopo gli interventi del Senatore Marino e della Senatrice Poretti, sono stati rappresentati i diversi “punti di vista”, con gli interventi di operatori degli OPG, Magistratura di sorveglianza, Amministrazione Penitenziaria, Ministero della Salute, Dipartimenti di Salute Mentale, Comunità terapeutiche, “Società civile”. Il convegno è stato concluso dai Senatori Bosoni e Saccomanno, incaricati di redigere la relazione conclusiva della Commissione parlamentare sulla situazione degli OPG e della salute mentale nel nostro paese Hanno partecipato anche diverse organizzazioni promotrici di “stop opg” , che hanno rappresentato con forza le ragioni e le proposte per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.. In particolare, sono intervenuti: Stefano Cecconi (CGIL), Giovanna Del Giudice (Forum salute mentale), Bruno Benigni (Forum Salute e Carcere), Franco Corleone (Garanti territoriali dei detenuti) Maria Grazia Giannichedda (Fondazione Basaglia ), Girolamo Digilio (Unasam),Dario Stefano Del'Aquila (Antigone), Giorgio Bignami (Forum Droghe), don Giuseppe Insana. Hanno tutti ribadito che le condizioni inaccettabili cui sono costretti nostri concittadini in simili strutture, e le condizioni drammatiche in cui devono lavorare gli operatori, impongono di agire con la massima urgenza. E che non basta dichiarare di voler chiudere gli OPG: bisogna costruire misure di assistenza alternative e intervenire anche sulle drammatiche condizioni delle carceri, dove va completato il trasferimento dell’assistenza sanitaria al Servizio Sanitario Nazionale. Anche le pratiche positive, che alcune realtà offrono agli internati percorsi di assistenza e di inserimento sociale alternativi all’OPG - e per migliorare le condizioni di vita al loro interno – devono avere come sbocco l’abolizione di questo istituto. Il nostro obbiettivo non è ottenere “un buon OPG”. Proprio ciò che sta accadendo conferma l’urgenza di porre fine all’esperienza di queste strutture, destinate a riprodurre - per la loro natura - disagio, sofferenza e devianza. Gli OPG vanno aboliti, perché sono una risposta sbagliata e incivile, come lo erano i manicomi. Infine, le organizzazioni di “stop opg” hanno chiesto alla Commissione d’inchiesta di mantenere aperto il confronto e di coinvolgere Governo, Regioni e Comuni, per definire una “road map” per l’attuazione delle norme (e delle sentenze della Corte Costituzionale) che già prevedono il superamento degli OPG nel nostro paese, come ideale completamento della Riforma Basaglia.
I MANICOMI GIUDIZIARI? SONO LAGER DIMENTICATI di Umberto Veronesidi Umberto Veronesi I MANICOMI GIUDIZIARI? SONO LAGER DIMENTICATI Venticinque associazioni hanno lanciato una campagna per la chiusura degli Quando l’anno scorso la Commissione d’inchiesta del Senato, presieduta da Ignazio Marino, rese nota l’indagine effettuata nei sei ospedali psichiatrici giudiziari, fu un vero choc: malati nudi legati al letto e lasciati tra gli escrementi, pochissime cure mediche, grande uso dei farmaci neurolettici che hanno in pratica sostituito la camicia di forza. Sui circa 1.300 ricoverati tenuti in queste condizioni disumane, più di un quarto avrebbe potuto essere dimesso subito, perché costoro avevano scontato la pena ed erano stati giudicati «non più socialmente pericolosi». E invece sono ancora lì, e tutti gli altri non progrediscono verso un recupero, ma affondano nella degradazione. Le dimissioni continuano a essere spostate arbitrariamente, tanto che si parlò, giustamente, di “ergastoli bianchi”. Ebbene, io credo proprio che sia arrivato il momento di dire basta, e spero che la mobilitazione in corso (alle 25 Associazioni coinvolte continuano ad aggiungersene altre) sia il segno che l’opinione pubblica si è risvegliata, e non è più disposta a tollerare ritardi e giustificazioni. Di giustificazioni non ce ne sono. È del 2008 un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che prevedeva il trasferimento degli ospedali giudiziari dal ministero della Giustizia a quello della Salute, richiesta che avevo già avanzato io stesso nel 2001, quando ero ministro. Se questo è un ospedalegiovedì 9 giugno 2011 dalle 09.00 alle 18.00
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