OPG superamento

Maggio 2013: il primo Viaggio di Marco Cavallo con stopOPG

maggio 2013 - il primo viaggio

 

 

Marco Cavallo in viaggio con stopOPG

 

  • per chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
  • aprire i Centri di Salute Mentale h 24


il report della PRIMA TAPPA. Ne parlano Denise Amerini e Stefano Cecconi
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il report della SECONDA TAPPA. Ne parlano: Denise Amerini, Paola Ambrosini, Monica Franzoni, Stefano Cecconi
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il report della TERZA TAPPA. Dal Parco Basaglia a Brescia ne parlano gli organizzatori
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le immagini da BRESCIA, da CASTIGLIONE DELLE  STIVIERE e da REGGIO EMILIA
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OggiScienza TV - Presentazione del nuovo viaggio di Marco Cavallo
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il "Viaggio" sul web. Quotidiani, agenzie e gruppi Facebook ne hanno parlato così
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Marco Cavallo a Castiglione delle Stiviere di Peppe Dell'Acqua
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news -> Dal Senato le/i parlamentari a sostegno del Viaggio di Marco Cavallo con stopOPG ...leggi tutto 
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Programma del viaggio

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Decreto proroga OPG: il senato approva. StopOPG continua la mobilitazione

Approvato dal Senato, con due emendamenti, l’articolo 1 del Decreto Legge 24/2013 relativo agli OPG.  Ora il provvedimento passa alla Camera.

Come temevamo, il testo approvato dall’Aula, purtroppo, non è identico a quello approvato in Commissione.

  • In particolare, su iniziativa del Governo, è stata inserita una frase relativa al fatto che si prevedono “entro il 31 marzo 2014 le dimissioni per tutte le persone internatema precisando: “per le quali l'autorità giudiziaria abbia già escluso o escluda la sussistenza della pericolosità sociale”.
    Siamo alle solite: come è noto, spesso i magistrati non dichiarano cessata la pericolosità sociale se non c’è “presa in carico” da parte dei servizi di salute mentale. Anche se poi è richiamato l’obbligo per le Asl della presa in carico, su questo punto non è stato fatto alcun vero passo in avanti.
  • Tuttavia è rimasta la formulazione che impone alle regioni di presentare i Programmi per ottenere i finanziamenti (entro il 15 maggio 2013) “con l'obbligo per le ASL di presa in carico all'interno di progetti terapeutico - riabilitativi individuali che assicurino il diritto alle cure e al reinserimento sociale nonché di favorire l'esecuzione di misure di sicurezza alternative al ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario o all'assegnazione a casa di cura e custodia.» (e ciò, stante la normativa, si riferisce quindi anche alle “nuove strutture” ex comma 2 articolo 3 ter legge 9/2012). Ed è su questa parte della legge che dobbiamo far “pressione” sulle Giunte regionali e, come Comitato nazionale, sul Governo che deve approvare i Programmi.
  • E’ rimasto anche l’obbligo di una relazione al Parlamento, entro sei mesi, sullo “stato di attuazione dei programmi regionali, …, relativi al superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e in particolare l'effettiva, totale, presa in carico dei malati da parte dei dipartimenti di salute mentale e del conseguente avvio dei programmi di cura e di reinserimento sociale."».

Confermiamo quanto abbiamo più volte affermato: il ritardo e quindi il decreto di rinvio sono dovuti all’inerzia di Governo e Regioni, e ad una legge sbagliata (la n. 9/2012) laddove prevede i “miniOPG” regionali, e applicata male nelle parti relative alle dimissioni "senza indugio" degli attuali internati.

Ribadiamo alcuni punti chiave (suggeriti anche per la formulazione di emendamenti): la misura alternativa all’internamento in OPG è la norma non il contrario, cessare le proroghe, invece delle nuove strutture si possono utilizzare quelle esistenti dei DSM, costituire subito un’Autorità anche con funzioni commissariali, prevedere sanzioni per le inadempienze, il personale delle strutture e dei servizi di salute mentale è adibito solo a funzioni assistenziali (non di custodia), i finanziamenti vanno assegnati ai DSM.

La nostra mobilitazione perciò continua.

A breve, alcune informazioni sui prossimi appuntamenti (Lucca 13 aprile, Firenze 19 aprile, Brescia – Castiglione delle Stiviere – Reggio Emilia 16, 17, 18 maggio).

Stefano Cecconi

 

VIDEO - VII° FORUM NAZIONALE SALUTE MENTALE

Si sono concluse la due  giornate del VII Forum salute mentale. Centinaia le presenze tra  operatori della salute mentale, sindacalisti, familiari, persone con esperienza, ricercatori, specializzandi in psichiatria, psicologi, precari, comitati di base per la salute mentale, cooperativisti. Particolarmente rilevante la partecipazione delle persone con esperienza.

 

Di seguito 4 playlist di youtube corrispondenti alle assemblee in cui è stato suddiviso il convegno:

 

Decreto Legge n. 24 del 25 marzo 2013

Il testo del Decreto Legge n. 24 del 25 marzo 2013 (Gazzetta Ufficiale 26.3.2013) con cui il Governo ha rinviato il termine di attuazione delle norme sugli OPG, con le modifiche apportate alla legge 9/2012

Ad una prima lettura vediamo che:

  • il termine del 31.3.2013 è rinviato ma specificando che: “Dal 1° aprile 2014 gli ospedali psichiatrici giudiziari sono chiusi (mentre prima era scritto:  … dal 31.3.2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell'assegnazione a casa di cura e custodia sono eseguite esclusivamente all'interno delle strutture sanitarie  …)
  • E’ precisato che i programmi regionali, da presentare al Ministero della Salute entro il 15 maggio 2013 devono favorire misure alternative all’internamento: Il programma, oltre agli interventi strutturali, prevede attività volte progressivamente a  incrementare la realizzazione dei percorsi terapeutico riabilitativi di cui al comma 5 e comunque a  favorire  l'adozione di misure  alternative all'internamento negli ospedali psichiatrici giudiziari ovvero anche nelle nuove strutture di cui al comma 2, potenziando i  servizi  di salute mentale sul territorio."; 
    Questa precisazione, pur non essendo una modifica ancora adeguata della legge 9/2012 (le strutture speciali rimangono) e per nulla scontata nella sua applicazione, tuttavia apre una possibilità per le misure alternative, che in questi mesi avevamo richiesto fosse esplicitamente prevista nella norma.
  • È previsto un “commissario unico” per le regioni inadempienti (che al 15.5.2013 non hanno presentato il programma o che successivamente non lo attuano)

A breve un nostro commento più preciso e quindi un’iniziativa verso il Parlamento, che entro i prossimi sessanta giorni dovrà convertire in legge il Decreto, pena la sua decadenza.

Stefano Cecconi

Le inchieste di Avvenire. Opg, dopo il rinvio mancano i progetti

6 GLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI 
 
1.400 I MALATI OSPITATI
 
446 QUELLI DICHIARATI DIMISSIBILI
 
160 QUELLI REALMENTE PASSATI A CARICO DELLE RISPETTIVE ASL
 

Prorogata la chiusura di un anno, ma non si sa come intervenire.
Urgente passare dagli ospedali giudiziari a strutture più leggere

Ancora un anno di tempo. Dodici mesi per scrivere la parola fine sugli ospedali psichiatrici giudiziari.
Un tempo supplementare chiesto dalla Regioni, in ritardo nel predisporre le strutture speciali per i circa 1.400 internati rinchiusi nei sei opg italiani. Ma in molti sperano che la proroga diventi l’occasione per riformare i dipartimenti di salute mentale e individuare nuovi percorsi di cura. A chiederlo, a qualche giorno dal decreto che ha spostato la chiusura dei manicomi criminali al primo aprile 2014, sono proprio gli addetti ai lavori.
Il 31 marzo, data iniziale prevista per il superamento degli opg, nessuna Regione sarebbe stata in grado di prendersi in carico tutti i malati. Troppo A pochi i fondi e il personale sanitario, già sotto la scure della spending review.

E troppi i nuovi ingressi in opg, spesso pari al numero dei dimessi. Come a Castiglione delle Stiviere, dove nel 2012 sono uscite ed entrate 182 persone, o a Montelupo Fiorentino, con 25 dimissioni e altrettanti ingressi. Fa eccezione l’opg di Barcellona Pozzo di Gotto, su cui pende un sequestro sospeso fino a fine mese; qui si viaggia al ritmo di 120 dimessi l’anno e per i 148 ospiti rimasti sono pronte quattro strutture protette.
La questione, però, non è il trasferimento degli internati da un istituto all’altro. La chiusura degli opg impone la «fine della cultura sulla salute mentale del passato», dice la responsabile del Forum Salute Mentale, Giovanna Del Giudice, con i territori "cenerentola" di cura. Il decreto, in realtà, sollecita le Regioni e la magistratura a individuare misure alternative all’internamento, potenziando i servizi sul territorio. Un orientamento che non considera «il loro indebolimento e gli accorpamenti di questi anni» e le condizioni di precariato degli operatori. Si utilizzi il tempo aggiuntivo, continua, per spostare il «focus dalle strutture speciali verso budget di cura individuali nella comunità, che favoriscano l’integrazione degli ex internati».
Una proroga non è una buona notizia quando si parla di salute mentale. Significa che «per mesi delle persone continueranno a vivere in strutture inadeguate».
Per il portavoce del Comitato Stopopg Stefano Cecconi, tuttavia, la soluzione non è costruirne di nuovi dove spostare «i folli autori di reati». La gran parte degli internati, difatti, può essere «affidata ai dipartimenti di salute mentale. Si usino perciò i 173 milioni previsti dalla legge per potenziare i servizi delle asl».
 

Aversa: «Nemmeno noi sappiamo cosa accadrà domani»
di Giovanni Ruggiero
 
​ Lo dicono le mura alte, i cancelli e le grate a tutte le finestre: da qui è difficile uscire. Più delle barriere fisiche è il meccanismo giuridico, farraginoso e fuori dal tempo, a impedire alla libertà di prendere il volo. Puoi volare, ma non sai quando. Ieri uno dei 156 internati dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa "Filippo Saporito", giovane, non più di quarant’anni, con la barba e la voce strascicata e petulante, ripeteva: «Quando mi fate uscire? Quando mi fate uscire?», poi ha cominciato ad alzare la voce. Hanno gridato anche le guardie e lui si è calmato. Il fatto è che non lo sa nessuno quando uscirà. Potrebbe restare ad Aversa per tutta la vita.

C’è un uomo che è rinchiuso qui da 23 anni. Il codice penale è spicciolo e dispensa limbi di attesa e di sbarre: 2, 5 o 10 anni a seconda del reato commesso. Allo scadere del tempo se ne riparla. Ma se il recluso è ritenuto ancora pericoloso, la pena che non è pena e la cura che non è cura saranno prorogate per tanti anni ancora. E sempre ieri un altro recluso la libertà ha finito di assaporarla. Gli era stata riconosciuta dopo anni la "licenza finale di esperimento". La dizione dice tutto: l’affidamento a una comunità serve per appurare se davvero è in grado di muoversi libero tra la gente. È un esperimento. Dalla comunità si è però assentato. Al giudice ha detto che voleva andare a prendere un caffè. Lui non gli ha creduto e lo ha rispedito nell’ospedale, nello stesso reparto, nella stessa cella dal pavimento appiccicoso per il grasso accumulato. Esperimento fallito.

Quando è venuta qui, meno di un anno fa, la nuova direttrice, Elisabetta Palmieri, ha avuto in eredità una storia triste e spaventosa: una sfilza di suicidi e un paio di procedimenti in corso contro due guardie accusate (furono anche arrestate) di aver costretto un transessuale ad avere rapporti sessuali, e contro altre persone per aver fatto uso di letti di contenzione. Nel 2008 la Commissione europea per i diritti dell’ammalato in visita ad Aversa fece anche il conto di questi strumenti di vera tortura.

Il battesimo all’opg della direttrice Palmieri fu la morte di un recluso. Il suo compagno di cella gli diede fuoco con la bomboletta di un fornellino da campo. Da allora - decisione drastica - soltanto fornelli elettrici che possono essere utilizzati due ore al giorno. «La vigilanza - dice la direttrice - è massima. Me ne occupo personalmente, con continui controlli e ripetuti colloqui con i reclusi, così da prevenire azioni violente anche contro sé stessi». Il suicidio, appunto: «Non sono medico - dice - e non posso affermarlo con certezza, ma spesso la volontà suicida si matura in momenti di lucidità. Ad ogni modo, quale sia la molla, abbiamo formato un’equipe di prevenzione dei suicidi presente in ogni reparto con uno psicologo, uno psichiatra e un funzionario giuridico-pedagogico».

Le iniziative per dare un senso a una vita dietro le sbarre di ferro e dell’insanità mentale non mancano. Ci sono quelle dette in perfetto burocratichese "trattamentali": teatro, ippoterapia e art brut che si aggiungono ai corsi finanziati dall’Asl, i cosiddetti progetti terapeutici individualizzati. Mario, uno degli internati più anziani, è intento a colorare vasi fatti di cartapesta. È davvero bravo. «Il fatto stesso di portarli qui, fuori dal reparto - dice Angelo Russo, uno dei funzionari giuridico-terapeutico - è segno di una evoluzione». Indica Mario assorto a decorare un portamatite: «Quando si avverte la necessità di aprirsi, pur in una struttura chiusa, è segno dell’inizio di un percorso gradualizzato verso l’esterno».

La gran parte degli internati, spiega il responsabile sanitario, lo psichiatra Raffaello Liardo, è qui perché denunciata dalla famiglia per maltrattamenti: violenze che nascono da una sofferenza mentale. «Questo significa - dice Liardo - che anche quando viene meno la loro pericolosità e potrebbero uscire non hanno la famiglia disposta ad accoglierli, sicché con la carenza di strutture alternative, la libertà si allontana».
Aversa, come gli altri cinque opg italiani chiuderà, - secondo la proroga - a fine aprile del 2014. Il primo termine, il 31 di questo mese, si è rivelato impossibile da rispettare perché le Regioni, chiamate ad offrire strutture alternative, non hanno mantenuto gli impegni. Negli opg destinati a scomparire, però, continuano ad arrivare ammalati, perché le norme del codice che dispongono l’internamento restano le stesse. Ad Aversa sono arrivati negli ultimi mesi anche pazienti di altre regioni, dalla Puglia e addirittura dalla Sicilia, per il sequestro dell’opg di Barcellona Pozzo di Gotto, con un disagio soprattutto per i familiari che per le visite sono costretti a lunghi viaggi.

Quest’anno in più dà un po’ di respiro a tutti. «È  difficile operare - dice la direttrice Palmieri - in una situazione di incertezza. Nemmeno noi sappiamo che succederà domani». Cosa succederà domani ai Mario o ad Antonio che in questo luogo da dove è difficile uscire ha fatto entrare la poesia. Ci regala un suo verso: «La vita è un battito di cuore e un pensiero nella mente». Fa quasi il paio con la contessa Bellentani alla quale fu concesso di tenere qui un pianoforte e la sera scioglieva i nodi della sua follia nei notturni di Chopin.

 
 

 
Castiglione, l'istituto modello ha già un piano
di Francesca Gardenato
 
 
​ «Se da paziente mi chiedo cosa sarà di questo Opg e delle nostre sorti, è perché qualcosa di buono c’è, solo che va migliorato». Il punto di vista di Federica non si ferma qui, ma si libera in un suggerimento: «Dovrebbe essere aperto verso l’esterno e non chiuso al suo interno come adesso». Lei guarda avanti, forse anche perché è ospite di quella che è considerata una struttura modello, l’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Attrezzato con 193 posti (ora però ci sono un centinaio di pazienti in più), immerso nel verde, non ha guardie carcerarie, ma solo medici, infermieri e operatori sociosanitari, oltre a psicologi, educatori e assistenti sociali. In tutto 170 persone.

«Appena conosciuto questo ospedale da dentro, è iniziata la fase professionale più gratificante della mia vita - racconta Anita Ledinski, che da otto anni lavora a Castiglione -. Questo non è solo un istituto penitenziario per persone affette da malattie psichiatriche che hanno commesso un reato, è una struttura che fornisce assistenza, terapie e un iter di riabilitazione che passa anche attraverso l’amore e la fiducia che ricevono, grazie agli operatori e a quanti con professionalità le seguono nel loro cammino, affrontando anche dei rischi».

Per la giustizia i 280 internati, tra cui un’ottantina di donne, sono incapaci di intendere e volere. Sono invece solo pazienti da assistere per gli operatori che, spiega lo psichiatra Antonino Calogero, direttore sanitario dell’Opg fino all’anno scorso, «devono funzionare da supporto "materno"», essere «in grado di aiutarli a ripristinare le parti bloccate da disperazione e annichilimento. Aiutano le persone che arrivano qui confuse e disorientate, nella cura del sé e in tutti gli aspetti più umani della vita quotidiana».

Una struttura modello non solo per il presente, ma anche per il futuro, visto che esiste già un’idea di come dovrà cambiare in vista della chiusura, slittata di un anno. «Si tratta di archiviare l’attuale assetto organizzativo basato su grandi reparti e di andare verso piccole strutture», spiega il direttore sanitario Ettore Straticò, preservando però «la professionalità del personale, che ha sempre lavorato ottimamente». L’ipotesi più realistica, chiosa il primario del reparto femminile Arcobaleno, Ettore Vernizzi, «consiste nel frazionare l’attuale Opg in sei comunità da non più di 20 posti letto ciascuna, di cui almeno una femminile. Credo che il "modello Castiglione" sia allo studio da parte di molte Regioni e Provincie autonome, a giudicare dalla numerose visite di esperti che stiamo ricevendo».

L’obiettivo, come ovvio, è di evitare che l’esperienza e la professionalità accumulate vadano disperse. Ma soprattutto la filosofia che guida gli operatori: coniugare nel tempo l’applicazione delle misure di sicurezza con la cura e il recupero del malato di mente, autore di reato, secondo un modello puramente sanitario. Da qui l’avvio di contatti con la Regione, sottolinea Straticò, per individuare «una serie di percorsi» che hanno permesso già di localizzare «le sedi dove spostare i pazienti». E consentire loro di proseguire il percorso di recupero personalizzato che punta al reinserimento lavorativo, abitativo e sociale. E per favorirlo gli internati fanno attività sportive (in palestra e piscina) e culturali frequentando l’atelier di pittura, la biblioteca e il cineforum o incontrando personaggi famosi. E il lunedì arriva anche il parrucchiere...

 

PODCAST - VII° FORUM NAZIONALE SALUTE MENTALE

 

VII° FORUM NAZIONALE SALUTE MENTALE
10 anni per la salute mentale
20 e 21 marzo 2013 - Centro Congressi Frentani - ROMA
 

PODCAST - Sessione n. 3: OPG Rischiare visioni radicali

 

 

 

 

 

 

StopOPG: rinviata la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Comunicato stampa

Roma, 21 Marzo 2013

Alla  fine il Governo ha deciso di rinviare la data di chiusura degli OPG: leggeremo il testo definitivo del decreto per esprimere una valutazione compiuta.
StopOPG  aveva denunciato il pericolo di soluzioni improvvisate, di fronte al ritardo nell’attuazione delle norme sul superamento degli OPG (magari miniOPG affidati a cliniche private) e dichiarato come inaccettabile un rinvio senza vincoli e precisi impegni per chiuderli davvero:

  1. dare priorità alle misure di sicurezza alternative all'Opg, con dimissioni per tutte le persone internate in “proroga” (la regola deve essere la dimissione a fine misura, non la proroga dell’internamento)
  2. un’unica authority Stato Regioni per seguire e promuovere il processo di chiusura degli OPG e commissariamento per le regioni inadempienti.

Perché  il problema non è il ritardo nell’apertura dei "miniOPG regionali", le strutture speciali previsti dalla legge 9/2012 al posto degli attuali sei Opg, dacché StopOpg chiede di  non farli ma di usare invece il budget previsto per chiudere gli OPG per potenziare i servizi di salute mentale delle ASL. L’alternativa agli OPG non poteva e non può essere quella dei manicomi regionali.Per  abolire definitivamente gli OPG, terribili residui della logica manicomiale che prevede un trattamento speciale per i “folli autori di reato”, occorre cambiare il codice penale. Ma intanto oggi si possono superare gli Opg, scongiurare l'apertura al loro posto dei manicomi regionali (miniOpg), e cosi tornare allo “spirito originale” della “Riforma Basaglia”, la legge 180, che, chiudendo i manicomi, restituì dignità e cittadinanza alle persone malate di mente.

Per il comitato: Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Denise Amerini

 

stopOPG: Ospedali Psichiatrici Giudiziari, inaccettabile decreto rinvio senza impegni certi e Autorità per chiuderli

Il ritardo nel superamento degli Opg è dovuto ad una legge sbagliata (la n. 9/2012, laddove prevede i “miniOPG” regionali), aggravata dall'inerzia del Governo, ed applicata male nelle parti relative alle dimissioni "senza indugio" degli attuali internati, per inadempienze delle Regioni e delle Asl/Dipartimenti di salute mentale (DSM).

Il problema non è quindi il ritardo nell’apertura dei "miniOPG regionali", le strutture speciali previsti dalla legge 9/2012 al posto degli attuali sei Opg, dacché StopOpg chiede di  non farli ma di usare invece il budget previsto per potenziare i servizi di salute mentale delle ASL.

Il vero dramma sono le mancate dimissioni e le mancate misure alternative all'Opg per centinaia di malati (la maggioranza degli internati) costretti a subire internamento e proroga dell'internamento in Opg perché non presi in carico dai Servizi di Salute Mentale delle ASL. E ciò accade quando manca un rapporto organico tra magistratura e DSM, che permetta l'applicazione di misure alternative all'Opg e di cura. Bisogna non solo “svuotare” gli Opg ma contrastare l'invio di nuovi internati.

Stopopg chiede che qualsiasi decreto di rinvio, che oggi sembra imminente, sia vincolato a precisi impegni, rispettosi delle sentenze della Corte Costituzionale (del 2003 e 2004) che hanno “ispirato” le leggi sulla chiusura degli OPG:

  1. priorità assoluta dei programmi regionali e delle Asl per ottenere i finanziamenti previsti per chiudere gli OPG, con destinazione vincolata:
      a. alle dimissioni per tutte le persone internate in “proroga” con l’obbligo di presa in carico da parte dell'Asl (la regola  deve essere la dimissione a fine misura, non la proroga dell’internamento).
      b. all’esecuzione di misure di sicurezza alternative all'Opg (e al miniOpg).
    Quindi i finanziamenti (almeno i 93 milioni di spesa corrente 2012/2013) vanno assegnati ai Dipartimenti di Salute Mentale per i Budget di Salute individuali.
  2. Authority Stato Regioni per seguire e promuovere il processo di chiusura degli OPG e poteri sostitutivi per le regioni inadempienti

Sappiamo che per abolire definitivamente la logica manicomiale, cioè un trattamento speciale per i “folli autori di reato”, diverso da quello usato verso i “cittadini sani”, bisogna cambiare il codice penale. Ma intanto oggi si possono superare gli Opg, scongiurare l'apertura al loro posto dei manicomi regionali (miniOpg), e cosi tornare allo “spirito originale” della legge 180 che, chiudendo i manicomi, restituì dignità e cittadinanza alle persone malate di mente.

Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Francesca Moccia
18 marzo 2013

Lo Stato della follia

presentazione in anteprima del film documentario
Lo Stato della follia
un film di Francesco Cordio
 
Le immagini che hanno costretto il Parlamento a chiudere 
gli Ospedali psichiatrici giudiziari
 
 
L’Associazione culturale Teatri di Nina in associazione con Independent Zoo Troupe hanno il piacere di annunciare che il 19 marzo 2013 sarà presentato in anteprima internazionale il film documentario Lo Stato della follia.
 
Frutto del lavoro di due anni il film è nato a seguito dei sopralluoghi realizzati 
all'interno dei 6 Ospedali Psichiatrici Giudiziari da Francesco Cordio per conto 
della Commissione d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio Sanitario 
Nazionale presieduta dal Senatore Ignazio Marino. 
 
L'attore protagonista è Luigi Rigoni, che nel film con grande generosità e intensità racconta la sua avventura infernale all'interno di un O.P.G.
 
Il 19 marzo 2013 alle ore 17.30 il film sarà presentato, in concorso al Bif&st (Bari 
International Film Festival) diretto da Felice Laudadio e presieduto da Ettore Scola.
 
 
 
Lo Stato della follia, Italia 2013, 72’
Regia di Francesco Cordio
con Luigi Rigoni. 
Produzione Teatri di Nina, Independent Zoo Troupe
Sceneggiatura Francesco Cordio, Leonardo Angelini, Diego Galli
Musiche Gianluca Misiti, Daniele Silvestri
Montaggio Giacobbe Gamberini, Michele Castelli
Fotografia Mario Pantoni
 

APPUNTI SULLA APPLICAZIONE DELLA CD. LEGGE MARINO Opg. di Francesco Maisto, giudice di sorveglianza del Tribunale di Bologna

 

Dal 31 marzo 2013 In vista del termine del 31 marzo il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha organizzato 2 riunioni interpretative e organizzative: una con i magistrati di sorveglianza ed una con gli psichiatri dell'opg di Reggio Emilia nel contesto della Commissione Regionale sulla psichiatria.
L' art.3 ter , co.4 l..n.9 contiene due disposizioni complementari:

  1. Dal 31 marzo 2013 non ci possono essere internati in ESECUZIONE delle misure di sicurezza o.p.g. E c.c.c.negli istituti denominati Opg . E c.c.c.
    Allora, se ciò si verifica e' illegale e , tanto parenti degli internato, quanto Associazioni di assistenza sono legittimati a stimolare l'intervento della magistratura inquirente contro i responsabili degli abusi, nonché l'intervento a tutela della condizione di privazione della liberta' da parte del magistrato di sorveglianza trattandosi di internati in istituzioni non più previste dalle leggi. Ed infatti deve essere chiaro che l'odg.come esecuzione di misura di sicurezza non può essere piu' utilizzato. E' questione diversa dall'abrogazione delle specifiche norme del c.p.
    Come sarebbe illegale l'internamento, anche provvisorio, in un carcere , pur se in reparto psichiatrico.
  2. L'ultima proposizione del comma sembra lapalissiana e tautologica. Sembrerebbe limitarsi a disporre che una misura di sicurezza si revoca quando non c'è più l'attualità della pericolosità sociale. Ma questa e' regola già vigente dal 1986. Allora cosa significa? Si vuole affermare in modo univoco che c'è uno sganciamento della subordinazione della pericolosità sociale dall'inserimento sociale. Diversamente dalle prevalenti prassi dei magistrati di sorveglianza.

Alla revoca della misura di sicurezza deve conseguire l'impegno dei Servizi con tutto quanto consegue in tema di responsabilita' per omissione in capo al Responsabile del Servizio stesso.
La magistratura di sorveglianza deve sollecitare e accompagnare la fase di deistituzionalizzazione e decostruzione.
Nelle prassi virtuose , il magistrato di sorveglianza potrebbe lasciare un tollerabile lasso di tempo tra giorno della decisione della revoca della misura di sicurezza, data di deposito dell'ordinanza e data di esecuzione.
Preliminare sarebbe di fare una lista concordata dei dimittibili , compensati ai quali manca solo la risorsa esterna per la revoca, con direzione Opg di R. E.
Contemporaneamente, si può pensare ad una comunicazione da parte del Presidente del ts. a tutte le ASL coinvolte , in base ad un elenco fornito dalla direzione Opg.
Resta confermata la competenza del magistrato di sorveglianza sulle " strutture" vicariati.
Potrebbero essere collocate anche fuori dall'attuale competente uff. Sorv. E quindi cambia la competenza territoriale.
Allora coinvolgimento e sensibilizzazione di tutti i m.s.
Importante il comma 9 dell' art. CIT. Che sancisce con la nomina di n Commissario Governativo ad acta le omissioni regionali per superamento degli Opg. Entro il 1.2.2013. Quindi già il termine e' superato.
Il comma 10 dell'art.cit. Disciplina la destinazione degli immobili degli attuali Opg.
Bologna, 4.3.2013

Francesco Maisto

Report dell’incontro straordinario del Comitato Nazionale e dei Comitati Regionali di StopOPG di Roma, 5 marzo 2013

La riunione è stata partecipata e fruttuosa, il dibattito ha registrato 21 interventi.
(Stefano Cecconi, Mariagrazia Giannichedda, Sergio Moccia, Antonella Morga, Laura Stopponi, Antonietta Di Cesare, Roberto Loddo, Tiziana Gon, Gisella Trincas, Alessandro Sirolli, Macio Fada, Denise Amerini, Giovanna Del Giudice, Margherita Miotto, Giorgio Bignami, Virgilio De Mattos, Lorenzo Toresini, Nerina Dirindin, Giuseppe Insana, Daniela Pezzi, Cesare Bondioli).

Erano presenti, oltre a rappresentanti del comitato nazionale, quelli di undici comitati regionali (Abruzzo, Lombardia, Toscana, Bolzano, Puglia, Lazio, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Marche, Emilia Romagna), erano assenti giustificati quattro comitati regionali (Veneto, Piemonte, Campania, Trento). Sono intervenute le parlamentari Margherita Miotto (deputata) e Nerina Dirindin (senatrice). Mentre l’on. Paolo Fontanelli (responsabile Salute del PD) aveva comunicato l’impossibilità a partecipare assicurando però la disponibilità ad interloquire con stopOPG. Analoga disponibilità per SEL è stata espressa con una lettera dal Presidente Nichi Vendola. Erano presenti anche giornalisti inviati di RaiNews24 e di Avvenire.

All’incontro è intervenuto anche Virgilio De Mattos, autore del libro “Una via d'uscita (per una critica della misura di sicurezza e della pericolosità sociale) - ed Alfabeta, che ha raccontato l’ esperienza dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario nello Stato di Minas Gerais.

 

Gli OPG non sono aboliti

  • E’ stata ribadito che gli OPG, in assenza di una modifica del codice penale Rocco - in particolare degli articoli 88 e 89, che, associando “follia” ad incapacità di intendere e di volere e a “pericolosità sociale” stabiliscono un percorso “parallelo e speciale” per i malati di mente che commettono reati e sono socialmente pericolosi- non possono essere aboliti. Così anche nel caso di apertura delle nuove strutture residenziali sanitarie, previste dalla legge 9/2012, che andranno ad accogliere persone in misura di sicurezza, non potremo parlare di abolizione dell'Opg. In ambedue i casi si mantengono istituzioni “speciali” per gli autori di reato malati di mente, fondate sulla persistenza del binomio cura e custodia, proprio del manicomio.

StopOPG continua dunque la sua campagna per l’abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.

  • E’ stato anche detto che l’abolizione degli istituti giuridici alla base dell’OPG, dovrà garantire ad ogni persona malata (malata di mente nel nostro caso), detenuta o no, di ricevere idonea assistenza sanitaria (che attualmente in carcere è insufficiente se non spesso negata).
  • Si ripropone quindi il tema del diritto all’assistenza sanitaria in carcere e sopratutto l'applicazione di misure alternative alla detenzione, o alla misura di sicurezza detentiva, per assicurare le cure.

Ritardi e contraddizioni nel processo di superamento degli OPG

Gli interventi dei comitati regionali hanno testimoniato come il processo di superamento degli OPG sia in ritardo (è ciò è ammesso dalle stesse Regioni) e ancora insoddisfacente:

  • Non è stata completata la presa in carico delle persone internate da parte dei DSM e quindi non sono stati presentati i Progetti Terapeutico Riabilitativi individuali. Progetti di presa in carico finalizzata alle dimissioni, con il ritorno al proprio domicilio o, se necessario, con l'accoglienza della persona in piccole strutture o comunità. Progetti che favoriscono la anche l’esecuzione delle misure di sicurezza alternative all’OPG (come prevedono le due sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e del 2004).
  • In particolare non è stata attuata in maniera forte e significativa la presa in carico e la dimissione dei c.d. "dimissibili", per eliminare le numerose “proroghe” disposte dalla Magistratura proprio perché manca un progetto di presa in carico da parte dei Dsm. L'attuazioni di tali dimissioni avrebbe portato con certezza alla chiusura di alcuni Opg.
  • Tutta l’attenzione di Governo e Regioni è stata invece rivolta alle nuove strutture speciali (destinate a sostituire gli attuali OPG). Diverse regioni hanno presentato progetti per grandi strutture (da 40, 60 posti, con l’accorpamento delle strutture a 20 posti previste dalla legge) e con una “finalità e caratteristiche di custodia”. Ecco perché diciamo che “chiudono gli OPG e riaprono i manicomi”. Le “strutture”, che dovrebbero essere la soluzione di ultima istanza e residuale, diventerebbero se non l’unica, la principale risposta. Questa è la principale critica rivolta alla legge 9/2012: aver sostenuto come priorità la creazione di strutture in cui eseguire la misura di sicurezza (anziché dare forza ed esigibilità alle misure alternative).
  • Sembra che sulle dimissioni di persone dagli Opg si stia attuando in alcune regioni un business da parte del privato, quando invece serve un ruolo centrale del DSM pubblico, che decide le soluzioni assistenziali più appropriate per la persona, avvalendosi anche di strutture private accreditate se coerenti con il progetto terapeutico individuato.
  • Troppo poco ancora vengono dalla magistratura giudicante applicate le misure alternative alla misura di sicurezza in OPG (come prevedono le due sentenze della Corte Costituzionale del 2003 e del 2004), con invii quindi di nuovi internati in Opg.
  • Tutte le regioni hanno peraltro sottolineato la gravità in cui versano i servizi di salute mentale, impoveriti di risorse, accorpati, con una pratica per lo più ambulatoriale e di tipo medico farmacologica.
  • E' stata espressa la necessità di interventi presso le regioni per il rafforzamento e la qualificazione dei Dipartimenti di salute mentale
  • E' stata espressa l’esigenza di una revisione della legge 9, soprattutto per dare priorità e strumenti al “sistema di misure alternative all’internamento”, previsto dalle vigenti norme e dalle richiamate sentenze della Corte Costituzionale (anche se il quadro politico non depone a favore di interventi legislativi immediati).

Cosa succede dal 31 marzo 2013 ?

  • Al 31 marzo 2013 - data limite imposta dalla legge 9/2012 - quasi sicuramente non chiuderanno gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Così continueranno a rimanere negli Opg gli attuali internati ed internate, oltre mille persone (i dati sono assolutamente imprecisi:
    oscillano dal 1.100 ai 1.400 a seconda delle tipologie di “internamento” che vengono considerate). E come si comporteranno i magistrati ? Sarà lecito per il magistrato provvedere all'invio (o prorogare l’internamento) in Opg di una persona in misura di sicurezza? Molti sostengono che sarà illecito.
  • Dato che nessuna proroga – pur richiesta dalla Conferenza delle Regioni - è stata ancora decisa, si rischia lo “scaricabarile” tra Governo e Regioni, con pericolose soluzioni “improvvisate” che rischierebbero di peggiorare l'attuale situazione.

E' stato ribadito che:

  • l’esecuzione di misure di alternative all’internamento e alla detenzione sono possibili se i servizi di salute mentale del territorio di provenienza (residenza) della persona internata intervengono attivamente. Per chiudere gli Opg bisogna offrire - e sostenere - buoni servizi per la salute mentale nel territorio. Come peraltro dichiara la relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul SSN sui servizi di salute mentale (presidente Marino). Servono risorse per il SSN e scelte forti di Regioni e Asl.
  • le risorse “aggiuntive” destinate dalla legge 9/2012 per superare gli OPG e già ripartite tra le regioni siano affidate ai Dipartimenti di Salute Mentale per la presa in carico e i Progetti individuali (budget di salute).
  • è necessario verificare che le regioni presentino al Ministero della Salute i programmi di utilizzo di queste risorse, per assicurare la presa in carico e i Progetti individuali, finalizzati prioritariamente all’alternativa all’OPG (si tratta dei finanziamenti correnti: 38 milioni per il 2012, altri 55 milioni dal 2013, e dei finanziamenti in conto capitale: 178 milioni di euro).
  • sarebbe inaccettabile, una vera e propria beffa, se questi finanziamenti fossero utilizzati per aprire in ogni regione “miniOPG” o manicomi regionali in cui internare di nuovo i malati (magari chiudendoli in cliniche private).
  • di fronte a questa situazione, ferma restando la previsione costituzionale (ribadita anche dalla legge 9) di esercitare i poteri sostitutivi dello Stato verso le Regioni inadempienti, si conferma la richiesta di stopOPG di costituire un’Autorità “Stato Regioni” ad hoc sugli OPG, dotata anche di poteri sostitutivi, come accadde per chiudere i manicomi.

Continua la mobilitazione di stopOPG

Le iniziative nel prossimo periodo dipenderanno naturalmente anche da come evolve la situazione (considerato anche il quadro politico dopo le elezioni !): ci sarà una decreto di proroga secca del termine del 31 marzo 2013 ? oppure si adotteranno soluzioni “transitorie”: es. proroga finalizzata con “cronoprogramma” ? Oppure peggio: appalto delle strutture miniOPG a privati?
In ogni caso si è detto:

  1. di far uscire un nuovo comunicato/lettera aperta di stopOPG, che riepiloga posizione e proposte.
  2. StopOPG proseguirà le azioni per interloquire con: parlamentari, governo, conferenza delle regioni, forze politiche, ecc. Idem da parte dei comitati regionali con i loro interlocutori. Particolare attenzione, soprattutto vista l’incertezza della situazione, sarà rivolta alla magistratura.
  3. StopOPG parteciperà al prossimo Forum Salute Mentale (Roma 20, 21 marzo) chededicherà una sessione agli OPG: sarà questa una concreta occasione di mobilitazione
  4. StopOPG intende organizzare a maggio una “mille miglia per la salute mentale” (titolo provvisorio), con tappe nelle città (anche sede di OPG). Sarà presentata una proposta, da valutare in base alla sostenibilità finanziaria (sulla base dell’ipotesi illustrata da Macio Fada).
  5. grazie al contributo del prof. Moccia, sarà elaborato un VADEMECUM con raccomandazioni e suggerimenti per prevenire e far cessare l'internamento in OPG e contrastare gli abusi, quali ad esempio la contenzione. Anche sulla base di buone pratiche esistenti (es. protocolli d'intesa e prassi di collaborazione tra DSM e magistratura). Le "raccomandazioni" si rivolgeranno ai "protagonisti" della vicenda OPG: cittadini interessati e loro familiari, magistrati, avvocati, operatori dei servizi di salute mentale (ma non solo), assessori e dirigenti di regioni e Asl. Le raccomandazioni possono diventare anche concrete linee di lavoro per i comitati regionali.

Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice

Raggiunta in Conferenza Unificata l’Intesa per riparto del finanziamento 2013 destinato al superamento degli OPG

Raggiunta in Conferenza Unificata, il 7 febbraio scorso, l’Intesa relativa al riparto del finanziamento di parte corrente per l’anno 2013 destinato al superamento degli OPG (articolo 3 ter comma 7 legge 9/2012). I criteri utilizzati per l’anno 2013 sono gli stessi del riparto anno 2012 e servono per “l’attivazione delle strutture “miniOPG” e per rafforzare i servizi  per la salute mentale”. Anche per ottenere questi finanziamenti, come per quelli del 2012, le regioni devono presentare apposto programma al Ministero della Salute. Si conferma quindi necessaria un’azione dei Comitati Regionali verso le Giunte regionali e PA per “orientare” tali programmi ai Progetti terapeutico riabilitativi individuali per favorire in tutti i modi l’assistenza e le cure delle persone internate fuori dagli OPG (e dai mini OPG).

 

 

Comitato regionale StopOPG Veneto: il report dell’incontro con rappresentanti della Regione Veneto

Incontro in Regione, con il dr. Lorenzo Rampazzo, delegato dall'assessore Coletto
Alla nostra richiesta di aggiornamenti sulle azioni regionali, già attuate e prossime, in relazione all'utilizzo dei finanziamenti 2012 e 2013, ci vengono illustrati tre diversi fronti di intervento:

  1. nel 2011 sono state dimesse dall'Opg di Reggio Emilia 44 persone provenienti dalla nostra Regione e, nel 2012, 23; nonostante queste dimissioni (che hanno comportato l'accoglimento da parte dei Dsm con progetti adeguati, monitorati dalla Regione) il numero complessivo degli internati resta immutato. Secondo il dr. Rampazzo questo dato è dovuto ai nuovi ingressi che, in base a questa lettura, andrebbero immediatamente a compensare le uscite.
    Abbiamo l'impressione che questi dati continuino ad essere troppo vaghi e indecifrabili anche per indicare una reale apertura da parte dei Dsm per le prese in carico. Ci si chiede infatti se i Dsm siano costretti ad intervenire a valle dei processi che conducono agli internamenti oppure se strategie più strutturali che prevedano una collaborazione organica con i giudici e i magistrati di sorveglianza non possa a monte evitare che sempre nuovi internamenti abbiano avvio
  2. E' già stata realizzata ed inaugurata a Legnago (Ronco all'Adige) una struttura intermedia, con 18 posti letti di cui attualmente 6 occupati. Realizzata grazie alla collaborazione tra il direttore del Dsm dell'Ulss 21 , dr.Maniscalco insieme al privato sociale, in particolare con l'Associazione don Giuseppe Girelli, la Casa di S. Giuseppe è ad oggi un progetto sperimentale su cui la Regione sta avviando l'accreditamento avendo come parametri quelli previsti per le C A previste dal progetto obiettivo regionale (cfr. delibera 16 /16/ 2008 e delibera del dicembre del 2010). Il dr. Rampazzo ci invita a visitare la struttura informandoci del fatto che il dr. Maniscalco sarebbe pienamente disponibile ad accompagnarci.
  3. Per quanto concerne la struttura ad alta protezione, già nel 2011 la Regione aveva avviato un confronto con l'Amministrazione Penitenziaria per definire i termini e i criteri della sua costruzione. Tale confronto è venuto meno perché non più previsto.
    Con il nuovo dm del 7/2/2013, entro 60 giorni le regioni ( ci tiene a precisare che 17 su 21 lo faranno e tra queste lo stesso Friuli Venezia Giulia) presenteranno i progetti per la realizzazione di queste strutture regionali che tuttavia non verranno ultimate prevedibilmente prima di due anni. Questo rende auspicabile, secondo il dr. Rampazzo, una proroga della chiusura degli Opg a marzo 2015 , secondo una valutazione tecnica interregionale.
    la Regione Veneto ha ultimato un progetto per la costruzione di un mini Opg già a settembre dello scorso anno, anche se la sua dislocazione sarà decisa nei prossimi giorni a seguito di una valutazione politica tutt'ora in corso. In ogni caso la struttura, che sarà collocata in un luogo accessibile dai mezzi pubblici e prossimo a un Spdc, ovvero ad un Ospedale Civile, e circondata da mura perimetrali gestite dall'amministrazione penitenziaria, sarà di proprietà di una Ulss, e consterà di due moduli, entrambi di 20 posti letto, differenziati in base alla gravità dei pazienti. Solo il modulo per i più lievi, disporrà di un centro diurno con attività riabilitative, mentre il primo modulo si occuperà della cura in senso stretto. Non si sa a chi spetterà la scelta di assegnare all'uno o all'altro “reparto”le persone che verranno internate in questo luogo, ma in ogni caso è previsto che vi siano forse 5 o 6 posti in più per le “femmine” che si trovano attualmente a Castiglion delle Stiviere ma che probabilmente resteranno lì, al limite anche con un cogestione lombardo veneta dell'opg.
    Abbiamo sollecitato una riflessione affinché la scelta di optare per la costruzione di questa struttura venga rivisitata ma ci è stato detto che questo è quanto la legge prevede e che non spetta certo alla Regione legiferare diversamente. Anche per quanto riguarda i finanziamenti il dr. Rampazzo asserisce che contestualmente alla presentazione del progetto relativo al mini OpG, la Regione presenterà un piano particolareggiato per i rientri e le risorse necessarie al potenziamento dei Dsm. Questo secondo capitolo resta però molto più vago del primo e presumibilmente molto meno “interessante” per la Regione stessa.
    Quanto alla ricerca concordata nell’incontro precedente, attraverso una tesi di laurea finalizzata a rilevare le caratteristiche socioanagrafiche, cliniche e giudiziarie dei residenti veneti internati presso l’OPG di Reggio Emilia, a cura di G. Mosconi, effettuata dalla laureanda C. Del Vecchio, il dr Rampazzo conferma il pieno interesse del settore Sanità della Regione all’effettuazione di tale rilevazione, nonché il consenso di massima del direttore dell’OPG in questione a concedere l’autorizzazione alla rilevazione dei dati, previo ottenimento del nullaosta da parte del Dap. Senonché la pratica risulta inevasa, né è dato prevedere quando le autorizzazioni in questione verranno concesse; il che rischia di inficiare l’intero progetto.

Febbraio 2013

Non riaprite i manicomi in Sardegna. Comunicato di stopOPG Sardegna

 

 
alla cortese attenzione di tutti gli organi di informazione  
 

Non riaprite manicomi in Sardegna   
Appello al Presidente della Regione Ugo Cappellacci e all'Assessore alla Sanità Simona De Francisci  
 
 
COMUNICATO  
 
Un tavolo di confronto promesso a parole e mai aperto: sono passati più di tre mesi dall'ultimo incontro con l'assessore alla salute Simona De Francisci e il comitato sardo Stop Opg. Incontro nel quale l'assessore si era impegnato ad aprire il confronto con le nostre associazioni sulle linee guida della salute mentale definite dalla Regione e sul riparto dei finanziamenti per il superamento degli Opg e la presa in carico delle cittadine e dei cittadini sardi internati. Un tavolo di confronto richiesto sin dall'insediamento della attuale giunta regionale e mai partito. L'impegno dell'assessore è rimasto lettera morta mentre le vite di tante cittadine e cittadini sardi sono interrotte, sospese e abbandonate nei luoghi di tortura ed ora queste stesse persone rischiano di finire rinchiuse in piccoli manicomi regionali.
 
Stop a nuovi internamenti: in nome dei diritti umani e civili di queste persone dimenticate che dalla Sardegna continuano ad essere internate negli Opg noi continuiamo a chiedere un incontro per conoscere gli indirizzi della Regione Sardegna e dei Dipartimenti di Salute Mentale sull'applicazione della Legge 9/2012. Vogliamo portare un contributo alla questione del superamento degli Opg degli OPG, come previsto dal Decreto Ministeriale 1ottobre 2012 e dalle due Intese, sancite in Conferenza Unificata il 6.12.2012, sul riparto dei finanziamenti destinati agli Opg. Eppure oggi a disposizione ci sono risorse "aggiuntive" per superare gli OPG: entro il 7 aprile ogni regione deve presentare un piano per il loro utilizzo. Sarebbe una beffa terribile se in Sardegna fossero utilizzate per chiudere gli OPG e riaprire manicomi.
 
No alla costruzione del manicomio regionale: sollecitiamo la Regione, ancora una volta, ad organizzare, tramite i Dipartimenti di Salute Mentale, l'assistenza alternativa all'internamento, senza che si riproduca la logica manicomiale di "nuovi contenitori" dove attuare le misure di sicurezza. Bisogna evitare che ciò accada, e pertanto nel procedimento attuativo dei riparti chiediamo che le risorse vadano destinate ai Dipartimenti di Salute Mentale per progetti individuali finalizzati alle dimissioni degli/delle internati/e o per progetti di alternativa alla misura di sicurezza detentiva in Opg. Vanno attuate le "dimissioni senza indugio", come sollecitato dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul SSN ai Ministri della Salute e della Giustizia. I finanziamenti devono essere gestiti dai Dipartimenti di Salute Mentale: chiediamo che il programma assistenziale della regione, sottoposto al vaglio e al decreto del Ministro della Salute, deve contenere i progetti terapeutico riabilitativi individuali, a cura del DSM competente, finalizzati prioritariamente alle dimissioni e all'esecuzione delle misure di sicurezza "alternative" all'internamento. Anche i finanziamenti in conto capitale devono essere gestiti dal DSM, che decide come è necessario investire i fondi per "consentire la realizzabilità di progetti terapeutico-riabilitativi individuali" per dimissioni ed esecuzione della misura di sicurezza alternativa all'internamento. Occorre evitare la domanda che sin dall'inizio avevamo rivolto: "chiudono gli OPG o riaprono i manicomi in Sardegna?" si trasformi in una desolante affermazione. 
 
Cagliari, Mercoledì 20 febbraio 2013  
 
Il Portavoce del Comitato sardo "Stop OPG" 
Roberto Loddo 

Incontro pubblico "GUARIRE SI PUO'" - Cagliari 20 febbraio 2013

 

 
 Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica  
 in collaborazione con 
 Comitato Stop Opg Sardegna  
 promuove l’incontro pubblico 
 
 GUARIRE SI PUO’  
 
 con la partecipazione di 
 Peppe Dell’Acqua e Silva Bon  
 
 coordinano il dibattito 
 Gisella Trincas e Roberto Loddo  
 
 Cagliari 20 febbraio ore 17.00  
 Sala Convegni Hotel Regina Margherita  
Sarà presentato il libro "Guarire si può" della Collana 180   
Archivio Critico della Salute Mentale - Edizioni Alfhabeta Verlag 
 
Le esperienze raccontate in "Guarire si può" arricchiscono l'immagine della guarigione con i percorsi di ripresa intrapresi da uomini e donne per riemergere dalla deprivazione della sofferenza, dalla perdita di riconoscimento sociale, riconquistando i puntelli della fiducia in sè attraverso il supporto degli altri, riuscendo a controllare i momenti di crisi e ricercando nuove possibilità di vita. 
 Gli insegnamenti di queste testimonianze vengono discussi nel tentativo di cercare tratti ricorrenti nelle esperienze individuali di superamento del disturbo mentale, facendo riferimento al quadro dei più recenti studi internazionali intorno alla recovery. Viene così chiarito innanzitutto il significato di questa parola che è qui intesa come riconquista di sè, ricostruzione delle proprie capacità di vita e di relazioni sociali. Diventa sinonimo della possibilità di guarire. 
  
  L'incontro è occasione per fare il punto sulla situazione dei servizi di salute mentale in Italia e in Sardegna  

Il Manicomio riapre a Lanciano!

 

COMUNICATO STAMPA
 
L'Aquila 14 febbraio 2013 -  Abbiamo messo tutto l'impegno a sensibilizzare la psichiatria e la politica sull'importanza di utilizzare da subito i finanziamenti previsti dalla Legge di chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari per implementare i Servizi Pubblici di salute mentale, per mettere i Centri di Salute Mentale in condizione di elaborare progetti personalizzati,  per consentire alle persone internate negli OPG di sperare in una vita fuori dalle mura di un carcere , magari in una casa in un contesto di civile abitazione, con il supporto di personale psico-sociale e sanitario, con un inserimento lavorativo .
Oggi tutto questo è vanificato dalla Delibera di Giunta Regionale , votata all'unanimità , con la quale il destino dei nostri concittadini regionali è stato deciso verso un altro internamento , in una struttura a Lanciano con l'investimento dell'intero finanziamento previsto per l'Abruzzo.La Delibera che trovate in Allegato è stata approvata in fretta e furia dalla Giunta Chiodi , evitando ogni confronto con il Comitato StopOpg regionale che aveva richiesto incontro il 28 dicembre 2012 . Volevamo proporre soluzioni alternative da discutere con tecnici e politici e volevamo mettere a disposizione i nostri dati diversi da quelli riportati in Delibera di Giunta come riferiti dai Distretti di Salute Mentale ( dovrebbero chiamarsi Dipartimenti , ma in Regione non lo sanno!)   
Avremmo voluto far presente la giovanissima età di molti di questi cittadini nati alcuni nel 1985,1984,1980,1979,1978,1977,1974,1971 ; tutte vite giovani interrotte , sospese, prima abbandonate nei luoghi di tortura ed ora che rischiano di finire rinchiusi in piccoli, forse moderni Ospedali Psichiatrici Giudiziari con buona pace della politica che riconsegna alla psichiatria quel ruolo di custodia, tolto da Franco Basaglia con la Legge 180 . 
Speriamo ancora di poter chiarire i volti e i nomi di queste persone  oltre tutto definiti numericamente in 18 contro i 22 a noi risultanti e dopo i 33 comunicati nel luglio 2012 dalla Commissione per il SSN.
Quanti sono ? Quanti sono scomparsi? Quanti deceduti ? Quanti trasferiti fuori regione?  In nome dei Diritti Umani e Civili questo chiediamo e per questo continuiamo a chiedere incontro e a diffondere la nostra informazione. 
Il Giorno 12 Marzo avremo occasione di incontrarci tutti a L'Aquila per il Forum Regionale Salute Mentale presso la CGIL e inviteremo tutti i Direttori Generali ASL, di DSM, il Presidente Chiodi,Assessore e Sub-Commissario. 
 
In allegato la Lettera del Comitato Regionale StopOpg e la Delibera di Giunta Regionale di istituzione del Mini-OPG 
 
Alessandro Sirolli
(Referente StopOpg Abruzzo)
 
 
Comitato stopopg abruzzo: ANPIS,ARCI,Associazione 180amici l'aquila-onlus, Altri Orizzonti,Cittadinanza Attiva-Tribunale del Malato, CGIL,Coordinamento regionale Centri Diurni Psichiatrici, C.O.S.M.A., ForumSaluteMentale, Li.cia-onlus, Psichiatria Democratica, UNASAM
 
 
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